Il Foglio – Luglio – Agosto 2016
Luglio e Agosto 2016
DISPONIBILITA’ E CORRISPONDENZA
di P.Agostino Bartolini
«Uscì il seminatore a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla strada, vennero gli uccelli e la beccarono (….)» (Mat. 13, 1-23). E’ la notissima parabola pronunziata da Gesù una mattina sulle sponde del Lago di Tiberiade, detto pure Mare di Galilea, davanti ad una folla numerosa radunatasi sulla riva del medesimo lago, mentre il Divino Maestro era salito su di una barca e scostatosi un pò per avere la gente di fronte e
per far udire meglio la sua voce. Nel suo stile di parlare Gesù fa spesso ricorso alle parabole, come già era stato profetizzato da Isaia. Portando degli esempi, o paragoni, conosciuti bene dagli ascoltatori, Gesù si fa capire bene da tutte le persone a qualunque grado di cultura esse appartengano. Le parabole riportate da Gesù, gli esempi da Lui portati, sono spesso tratti dall’economia agricola, molto praticata al allora in Palestina, e quindi conosciuta bene da tutti. Infatti, il campo, la vigna, la pianta da frutto, il gregge, il fermento, i vasi da vino sono esempi molto usati dal Divino Maestro per spiegare la natura, la dinamica, i misteri del suo regno. Il seme sparso dal seminatore della suddetta parabola, soltanto in parte, la quarta parte cade nel terreno buono e porta frutto, parte del seme cade sulla strada, come si è detto da principio, parte cade nel terreno sassoso parte cade fra le spine e gli arbusti della siepe e questo seme, per varie cause, non porta frutto. Adesso veniamo a noi, non possiamo fare diversamente, perché quel seme, che è la parola e la grazia di Dio, viene seminato in noi, raffigurati nei vari tipi di terreno. La parola e la grazia divina sono un dono offerto a noi come comunità di credenti, e a ciascuno di noi come creature intelligenti chiamate ad essere perfetti, come perfetto è il nostro Padre Celeste. Quei doni preziosi, come il seme, hanno bisogno di cadere in un terreno ben preparato ed esigono, da parte dell’uomo, accoglienza, premura, attenzione e corrispondenza. Il terreno, per accogliere bene il seme e farlo germogliare, crescere e fruttificare, deve prima essere diserbato a fondo, non soltanto superficialmente, deve essere dissodato, coltrato in profondità, liberato dai sassi e dalle radici di piante e di erbacce che lo infestano. Ha bisogno di essere sbriciolato e spianato con l’erpice e concimato a dovere. Adesso ritorniamo a noi: la parola e la grazia divina, che Dio ha messo a nostra disposizione, cadendo nella nostra mente, nel nostro cuore, nel contesto del nostro modo di pensare e di fare, in che tipo di terreno cadono? La strada, il terreno sassoso, le spine della siepe, il terreno buono stanno ad indicare le diversità di apertura, di disponibilità, di corrispondenza al dono di divino. Dio dona, ma non forza nessuno ad accettare il suo dono. Egli passa e bussa, a chi gli apre con prontezza e con gioia Egli porta il tesoro della sua presenza, della sua grazia. della sua familiarità, porta in dono la verità e la grazia. Il terreno seminato ha bisogno di particolari cure: una recinzione perché non sia invaso e danneggiato da bestie selvatiche o da guastatori; questa recinzione come
altre attenzioni che devono essere usate, tornando ancora a noi, sono la vigilanza e la preghiera, come ripetutamente esorta il Divino Maestro: «Pregate e vigilate perché la tentazione non vi vinca» e «Bisogna pregare sempre senza stancarsi mai». Il campo seminato, qualunque sia la natura del seme che vi è gettato, ha bisogno di essere irrigato, ha bisogno di pioggia. Un terreno completamente arido si indurisce, si screpola, si polverizza e diventa un deserto, una desolazione. La pioggia, questa acqua fecondatrice è sempre la parola e la grazia divina. per natura sua la parola divina e la grazia di Dio hanno
una potenza ed un’efficacia straordinarie. Ascoltiamo a proposito: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra e senza averla fecondata e fatta germogliare, così sarà della mia parola, non ritornerà a me senza effetto e senza avere operato ciò per cui io l’ho mandata». (Isaia 55, 10-11). Anche la pioggia che cade abbondante dal cielo e cade su ogni tipo di terreno, produce i suoi benefici effetti a seconda della permeabilità e capacità di assorbimento del terreno stesso, così la potenza della parola di Dio e l’efficacia della sua grazia producono i loro effetti di vita, di santità e di salvezza a seconda della disponibilità e docilità dell’uomo all’azione dello Spirito Santo. L’acqua caduta su di una pietra, anche se tanta, non produrrà mai nulla perché la pietra nella sua durezza non si lascia né penetrare né fecondare. Qualcuno, a sua scusa, potrebbe addurre varie motivazioni, vari alibi, quale il carattere, la mancanza di tempo, difficoltà di situazioni, incapacità, debolezze ed inclinazioni personali, etc. Tutto questo non fa altro che dimostrare la poca buona volontà e la non disponibilità all’attenzione, alla corrispondenza, all’azione di Dio. Qualcuno si ritiene peccatore e, come tale, si considera incapace ad un lavoro di purificazione e di perfezione: è sempre mancanza di volontà, è ostinazione nel dire praticamente di no. La storia della Chiesa e dei suoi santi sono un meraviglioso poema, una chiarissima dimostrazione della potenza della grazia di Dio, si tratta di sincera volontà da parte dell’uomo. Saulo di Tarso, Agostino di Tagaste, Ignazio di Loyola, Camillo de Lellis, sono un meraviglioso esempio, una luce ed una voce più che sufficiente per chi vuole vedere, desidera udire e comprendere. Terminiamo con una preghiera: «Accresci in noi, o Padre, con la potenza del tuo spirito la disponibilità ad accogliere il germe della tua parola, che tu continui a seminare nei solchi dell’umanità, perché fruttifichi in opere di giustizia e di pace, e riveli al mondo la beata speranza del tuo regno». (Domenica 15a del tempo).
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