Vi raccontiamo gli Esercizi a Nocera
“Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio” (Atti 2,42-47). Si potrebbe partire da questo celebre passo tratto dagli Atti degli apostoli, per cominciare a raccontare questi tre giorni di esercizi spirituali di noi giovani nel convento carmelitano di Nocera Umbra. Si potrebbe partire da qui proprio perché, senza voler fare paragoni inopportuni o comparazioni sbagliate, l’obiettivo di questo tipo di esperienza era proprio quello di avvicinarsi a Dio e a sé stessi attraverso uno stile di vita che assomigliasse, o cercasse almeno di assomigliare, a quello delle prime comunità cristiane. Certo, erano solo due giorni e mezzo, ma forse l’obiettivo è stato, almeno in parte, raggiunto. Come spiegare, sennò, la sensazione di pace e di gioia autentica che si respirava vivendo assieme, pregando, mangiando, ma anche cantando, giocando e ridendo, e che ha lasciato in tutti la solita malinconia, una volta tornati a casa? Un corso, quest’anno, che è sembrato a tutti più ricco, anche (o forse soprattutto) per la presenza di giovani carmelitani di Albano Laziale e Traspontina, la prima volta, ma sicuramente non l’ultima, in cui giovani non provenienti da Castellina hanno preso parte a questo tipo di esperienza. Ed è stata sicuramente una bella sorpresa il senso di amicizia che si è instaurata quasi subito tra tutti, carmelitani fiorentini e romani (in controtendenza rispetto alle solite antipatie calcistiche), ma forse una sorpresa prevedibile, visto che quando si condivide la preghiera e si vive in fraternità è molto facile essere uniti. Quest’anno gli insegnamenti di Padre Massimo, accompagnato da Padre Raffaele, Frà Luca e Frà Simone, si sono incentrati sui primi 23 versetti del vangelo di Marco: poche frasi, dalle quali però hanno preso il via riflessioni profonde per ognuno di noi, portate avanti da una linea guida: l’amore di Dio che non si stanca di cercare l’uomo, e che addirittura, in Gesù, si fa uomo esso stesso, come ha detto Padre Massimo, per entrare in contatto e salvare i suoi figli. Bellissimi insegnamenti, che hanno portato alla riflessione tutti noi, che fosse attraverso una passeggiata solitaria nel bosco, o nei gruppi di studio che sono nati subito dopo le conferenze, e che hanno permesso a tutti, anche ai più timidi, di poter condividere i propri pensieri con gli altri. Eppure, accanto alla preghiera e alla meditazione, si è sviluppato quest’anno anche un lato fino ad ora rimasto in sordina, magari proprio grazie alla presenza di più gruppi di giovani carmelitani: la gioia ed il divertimento, attraverso i giochi di gruppo, il cantare tutti insieme, o il semplice chiacchierare a cena. Un aspetto che non ha certo distolto nessuno dal vero motivo che lo aveva spinto a viversi questi tre giorni, ma che anzi lo ha arricchito di momenti di autentica gioia e spensieratezza. La speranza è che tutto questo non svanisca una volta tornati alle nostre vite…
Maurizio Belli
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