Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla
“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce, rinfranca l’anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non tempo alcun male perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sl 23, 1-4).
Questa è l’esperienza che hanno avuto queste due donne, la cui storia abbiamo letto nelle due Letture. Una donna innocente, accusata falsamente, calunniata, e una donna peccatrice. Ambedue condannate a morte. L’ innocente e la peccatrice.
Ambedue le donne erano disperate, umanamente disperate. Ma Susanna si fida di Dio. Ci sono anche due gruppi di persone, di uomini; ambedue addetti al servizio della Chiesa: i giudici e i maestri della Legge. Non erano ecclesiastici, ma erano al servizio della Chiesa, nel tribunale e nell’insegnamento della Legge.
E queste donne, una è caduta nelle mani degli ipocriti e l’altra nelle mani dei corrotti: non c’era uscita. “Anche se vado in una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me, il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sl 23,4).
Cosa fa, il Signore, con questa gente? Alla donna innocente la salva, le fa giustizia. Alla donna peccatrice, la perdona. Ai giudici corrotti, li condanna; agli ipocriti, li aiuta a convertirsi e davanti al popolo dice: “Sì, davvero? Il primo di voi che non ha peccati, che lanci la prima pietra” (cf. Gv 8,7), e uno per uno se ne sono andati. Ha qualche ironia, l’apostolo Giovanni, qui: “Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, incominciando dai più anziani” (Gv 8,9). Lascia loro un po’ di tempo per pentirsi; ai corrotti non perdona, semplicemente perché il corrotto è incapace di chiedere perdono, è andato oltre.