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Marcotullio, a 26 anni nell’ordine carmelitano

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PIANELLA. Dopo 49 anni un carmelitano pianellese torna a fare la propria professione di fede a Pianella. Oggi alle 11, nella chiesa di Sant’Antonio Abate, Pierpaolo Marcotullio, che da poco ha terminato il noviziato in Spagna, fa voto di castità, povertà e obbedienza, e si offre a Dio in piena libertà secondo le regole e la costituzione dell’ordine carmelitano, che governa la parrocchia di Pianella.
Un appuntamento speciale per il paese, come pure per il giovane Pierpaolo, classe 1994, che per questa tappa importante del proprio percorso religioso torna nella chiesa dove è cresciuto e si è formato spiritualmente. «Ho sempre vissuto a Pianella e a Sant’Antonio ho preso tutti i sacramenti a partire dal battesimo», racconta il novizio carmelitano, «per cui con questa chiesa c’è sempre stato un legame particolare. L’ho frequentata sin da piccolo, anche se i miei primi ricordi di fede sono legati al mese mariano, quando avevo 4 anni e i miei genitori a maggio mi portavano nella chiesa di Santa Lucia, dove si recitavano le preghiere a Maria».
Secondo alcune ricerche storiche, i carmelitani avevano lasciato Pianella nel 1862, dopo l’Unità d’Italia, per farvi ritorno nel 1943. Ma da quasi mezzo secolo un religioso pianellese non entrava nell’ordine dei carmelitani facendo la professione in paese: «A quanto mi hanno riferito, l’ultimo fu padre Tiberio Scorrano nel 1971», dice Marcotullio, «sicuramente sono felice di questa cosa, e dico grazie a Dio che mi ha scelto e mi ha chiamato».
Alla funzione di questa mattina partecipano l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti e il padre della provincia italiana dei carmelitani Roberto Toni, che arriva da Roma con altri confratelli. Dopo la professione Pierpaolo andrà a Roma, nel convento dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, e dopo un ulteriore periodo in monastero potrà fare la professione di fede perpetua. In ogni caso non resterà a Pianella: «Noi carmelitani, a differenza di altri ordini, non abbiamo la “stabilitas” come ad esempio i benedettini, che entrano in un’abbazia e restano lì per sempre», spiega il religioso pianellese, «siamo un ordine mendicante, e possiamo spostarci ogni tre o sei anni, ma anche restare in un posto fino a nove anni o uno solo. Parlare di “rievangelizzazione” è forse un termine forte», dice Pierpaolo a proposito del suo ruolo nella Chiesa, «ma credo che oggi ci sia necessità di tornare a insegnare il catechismo anche agli adulti, ai genitori: troppo spesso sono impreparati. Ad esempio in molti, durante la cerimonia del battesimo, rispondono “sì” quando gli si chiede l’impegno a insegnare la fede cristiana ai figli, ma poi non lo fanno all’atto pratico, e a volte capita che in un catechismo ci siano bambini che non conoscano le preghiere più semplici».

di Andrea Rapino

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