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Amata Cerretelli – Celebrazione di Apertura del Processo di Beatificazione – Modalità di Accesso

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Carissimi fratelli e sorelle, con grande gioia annuncio che sabato 13 novembre alle ore 18.00, nella chiesa di San Domenico a Prato e alla presenza di S. E. mons. Giovanni Nerbini, Vescovo di Prato, ci sarà la celebrazione di apertura del processo di beatificazione di Amata Cerretelli. È un momento importante per tutto il nostro Movimento, per noi motivo di forza e speranza per il nostro cammino. Guardando ad Amata possiamo imparare da lei quella che fede che va oltre ogni speranza e apre al futuro. Ringrazio di cuore tutti coloro che si sono adoperati in questi anni per arrivare a questa importante tappa. Vi aspettiamo per celebrare insieme con gioia questo momento di festa e ringraziamento a Dio! Padre Luca

CELEBRAZIONE DI APERTURA DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI AMATA CERRETELLI

Il 13 novembre 2021, al cimitero della Misericordia di Prato, alle ore 11.00, viene fatto un omaggio alla tomba di Amata, un atto da compiere prima dell’inizio del processo di beatificazione. Saranno presenti in questo momento, insieme ad altre 20 persone già designate dal consiglio, Padre Luca, Padre Nicola, Padre Agostino e la postulatrice Giovanna. Alle ore 18.00 ha inizio la celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo Nerbini Giovanni, nella Chiesa di San Domenico a Prato.
Tutti i presenti facenti parte al Movimento carmelitano “La Famiglia”, sono invitati ad indossare l’abito per la cerimonia religiosa. Saranno messi a disposizione locali per indossare l’abito.
La chiesa dispone 170\200 posti a sedere, per coloro che non riescono ad entrare in chiesa, perché già raggiunto il numero, sarà allestito un maxi schermo nel chiostro adiacente.
Per coloro che non potranno essere presenti alla celebrazione, verrà effettuata la diretta della
S. Messa su TV Prato, canale 74 del digitale terrestre. Per le auto c’è a disposizione un posteggio con 120 posti macchina, in corso Savonarola, dietro la Chiesa di S. Domenico, troverete addetti a tale servizio che vi indicheranno dove sostare. Al termine della celebrazione condivideremo insieme la cena (secondo disposizioni COVID) per vivere la festa in fraternità.
Per la cena va compilata e poi presentata all’ingresso l’autocertificazione allegata. Vi aspettiamo numerosi per condividere insieme questo grande evento.

BREVI CENNI BIOGRAFICI SULLA FIGURA DI AMATA CERRETELLI, TERZIARIA CARMELITANA (Campi Bisenzio, 11 gennaio 1907-Prato, 28 gennaio 1963)

Amata Cerretelli nacque a Campi Bisenzio (FI) l’11 gennaio 1907 da Giuseppe e Maria Isola Arrigoni; il giorno 17 ricevette il Battesimo nella Pieve di S. Stefano a Campi. All’età di sette anni ricevette il sacramento della Cresima e l’11 giugno del 1916 si accostò per la prima volta alla S. Eucarestia.

A partire dai nove anni Amata soffrì di varie forme di malattia, a volte inspiegabili, che i medici, molto genericamente, riconducevano a forme di reumatismi acuti e che all’età di diciotto anni la costrinsero ad un riposo forzato a letto per oltre sei mesi, con complicanze date da pericardite e pleurite. Nonostante le difficoltà fisiche, con la semplicità che la contraddistingueva, Amata continuò a coltivare con cura la sua vita spirituale, accostandosi frequentemente all’Eucarestia e aprendosi con carità alle necessità delle persone più povere e bisognose di aiuto. L’Eucarestia fu per lei una vera consolazione, che viveva in modo assai semplice ed immediato: uno stare con Gesù, abbracciarlo e lasciarsi abbracciare. In questi momenti intensi Amata sentiva come una voce che nel suo cuore le ripeteva: Fammi conoscere, fammi amare, Amata del mio cuore.

Le prime peripezie iniziarono nel 1922, anno che segnò l’inizio del declino economico della famiglia Cerretelli. Amata sopportò con eroica rassegnazione il dissesto economico, che culminò nel 1935 con la perdita della casa di proprietà e dell’attività di famiglia.

Nonostante le vicissitudini familiari, la fede in Gesù, la fiducia nella Divina Provvidenza e l’attenzione ai più poveri non vennero mai meno nella vita di Amata.

A causa di una nefrite e di problemi alla colonna vertebrale, dal 1936 al 1940 Amata subì almeno quattro interventi chirurgici, per altro senza ottenere i benefici auspicati. Purtroppo, però, la cagionevole condizione di salute non le permise di trovare occupazioni durature, ma solo lavori saltuari.

Il 1 gennaio 1948 Amata incontrò per la prima volta nella basilica del Carmine di Firenze padre Agostino Bartolini, frate carmelitano, che divenne in seguito suo direttore spirituale e con il quale diede vita ad un movimento laicale, ispirato allo Spirito della prima Pentecoste. Il contesto storico in cui maturò questa intuizione è quello dell’immediato dopoguerra, connotato dalle lacerazioni politiche e sociali che culmineranno nell’attentato a Palmiro Togliatti avvenuto il 14 luglio 1948 e che portarono l’Italia sull’orlo di una guerra civile. Padre Agostino ebbe modo di riflettere molto sulle cause di questo evento e ne dedusse che il motivo principale di questo scontro era dovuto alla mancanza di un dialogo aperto e sincero tra le persone. Ed è proprio per favorire le condizioni di questo dialogo che assieme ad Amata, il 29 agosto del 1948, diedero vita al movimento sociale cristiano che insieme chiamarono “La Famiglia” e che tutt’oggi continua l’opera dei Fondatori.

Il Movimento riconosce “come Padre, Dio stesso, poi tutti fratelli, tutti uguali con a fondamento l’amore, l’intesa, la collaborazione e l’apertura di mente e di cuore a tutti e specialmente ai più diseredati, ai più sofferenti, ai più insicuri. Un’azione sociale e religiosa che ha per motto: libertà per tutti nel rispetto di tutti, luce di verità, ardore di carità”.

La presenza di Amata nelle riunioni del Movimento fu sempre connotata dalla delicatezza e riservatezza. Una presenza umile e nascosta, il più delle volte segnata dalla sofferenza fisica che però, a detta delle partecipanti, una volta iniziata la preghiera spariva e rivelava un volto con uno sguardo intenso e vivace, un sorriso avvolgente che trasmetteva la pace e la serenità di Gesù.

Docile alla guida del suo direttore spirituale, Amata continuò il suo percorso accanto a padre Agostino Bartolini e il 12 febbraio 1958, nella chiesa del Carmine di Pisa, fece il suo ingresso nel Terz’Ordine Carmelitano, prendendo il nome di Amata di Gesù; il 9 maggio 1959 emise la professione solenne, dedicandosi totalmente al Signore.

Amata continuò la sua vita nell’amore a Dio e al prossimo e verso la metà degli anni ’50 si trasferì nella vicina Prato, ospite della famiglia di Edo Gelli, dove vi rimarrà fino alla morte.

Gli ultimi mesi della vita di Amata furono connotati dalla recrudescenza dei suoi mali: fu investita da febbri altissime, cistite acuta e forti dolori all’orecchio sinistro ma, seppur duramente provata nel corpo, si abbandonò filialmente nelle mani del Signore. Il fisico, fortemente debilitato, non resse a questo ulteriore attacco e Amata si spense serenamente attorno alle 10 del mattino del sabato 26 gennaio 1963.

Una folla commossa partecipò ai suoi funerali, che si svolsero nella chiesa parrocchiale di Coiano il 28 gennaio. Le sue spoglie mortali furono tumulate nel cimitero della Misericordia di Prato. La sua tomba e la stanza dove visse gli ultimi anni della sua vita sono meta di pellegrinaggi e molti fedeli si affidano alla sua intercessione. L’ultimo lunedì del mese è da molti anni un

appuntamento fisso per tante persone che si recano alla sua tomba per la recita del S. Rosario.
La sua esemplarità di vita e le sue straordinarie virtù cristiane suscitarono già in vita

l’ammirazione di molti, che ne seguirono l’esempio entrando a far parte del Movimento “La Famiglia” e del Terz’Ordine Carmelitano.

Oggi la fama di santità di Amata Cerretelli è diffusa in tutti i luoghi in cui è presente il Movimento “La Famiglia” e nell’ambito del Terz’Ordine Carmelitano, dove è apprezzato e imitato il suo esempio di apostolato laicale fecondo, fondato sulla consacrazione battesimale.

La sua capacità di accettare serenamente le sofferenze come segno di unione alle sofferenze di Cristo, ci ricorda che ogni persona ha sempre e comunque una dignità e che in qualunque stato può contribuire alla costruzione del Regno di Dio su questa terra.

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