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Beato Tito Brandsma – Incontro sulla figura del Beato

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Uomo della pace nell’Europa in guerra

Incontro di spiritualità cristiana, con riflessione di P. Giovanni Grosso

Titus Brandsma(1881-1942)

BEATIFICAZIONE:

  • – 03 novembre 1985
  • – Papa  Giovanni Paolo II

CANONIZZAZIONE:

  • – 15 maggio 2022
  • – Papa  Francesco

RICORRENZA:

  • – 26 luglio

Biografia

VITA  E  OPERE
 
    Titus Brandsma nacque nella fattoria di Oegeklooster, presso Bolsward, nei Paesi Bassi, il 23 febbraio 1881. Il suo nome di Battesimo era Anno Sjoerd. Il padre, Titus, era un agricoltore bene­stante, sposato con Tjitsje Postma; ebbero sei figli, quattro ragazze e due ragazzi, dei quali una si sposò e gli altri divennero religiosi.
    Tra il 1892 e il 1898 Anno Sjoerd frequentò il ginnasio dei France­scani di Megen, nel Nord Brabante. Sentiva crescere in sé la vocazione e desiderava entrare tra i Francescani, ma non venne accolto a motivo della salute cagionevole, che non gli avrebbe consentito di sopportare la durezza della vita francescana.
    Si rivolse quindi ai Carmelitani, che lo accettarono: il 22 settembre 1898 entrò nel noviziato di Boxmeer. In omaggio a suo padre, assunse da religioso il nome di Titus. Al termine dell’anno di noviziato, emise i voti religiosi il 3 ottobre 1899.
    Tra il 1900 e il 1905 seguì i corsi di filosofia e teologia nelle comunità di Boxmeer, Zenderen ed Oss. Nel 1901 pubblicò il suo primo libro: un’antologia di scritti di Santa Teresa di Gesù, che lui stesso aveva tradotto dal francese, intitolata Bloemlezing uit de werken der HTeresia (Florilegio delle opere di STeresa).
    Il 17 giugno 1905, a 24 anni, venne ordinato presbitero nella cattedrale di Den Bosch, nel Brabante. Fu quindi inviato a Roma, nel Collegio Internazionale di Sant’Alberto, dove restò tre anni, dal 1906 fino al 1909. Frequentò la Facoltà di filosofia della Pontificia Uni­ver­sità Gregoriana e seguì anche corsi di sociologia presso l’Istituto Leoniano. Nel frattempo proseguì la collaborazione con alcuni giornali e riviste olandesi. Durante le vacanze estive soggiornò a Mainburg, in Baviera. In quel periodo soffrì per la ricaduta di una malattia allo stomaco e, per ristabilirsi, venne inviato per qualche tempo nel convento di Albano Laziale. Il 25 ottobre 1909 poté superare l’esame di dottorato.
    Rientrato in Olanda, iniziò ad insegnare filosofia e matematica nello studentato carmelitano di Oss, dove restò dal 1909 al 1923. Nel 1912 fondò il periodico Karmelrozen (Rose del Carmelo, divenuto in seguito Speling) e nel 1918 iniziò la pubblicazione, in più volumi, delle opere di Santa Teresa in lingua olandese. Dal 1919 al 1923 fu caporedattore del giornale De Stad Oss (La città di Oss).
    Nel 1923 divenne professore di filosofia e storia della mistica nella neonata Università Cattolica di Nimega, dove restò fino al 1942.
    Nell’anno accademico 1932-1933 fu eletto Rettore Magnifico della stessa Università e, in occasione dell’apertura dell’anno accademico, pronunciò un celebre discorso sul concetto di Dio. Durante quell’anno compì un viaggio ufficiale a Milano e Roma.
    Nel 1935 l’Arcivescovo di Utrecht, Sua Ecc.za Mons. Johannes De Jong, nominò Padre Titus assistente ecclesiastico dell’Associa­zione dei giornalisti cattolici, con l’incarico di seguire circa una tren­tina di testate giornalistiche. Fu in quell’occasione che il Beato ottenne la tessera internazionale di giornalista. Viaggiò anche in Irlanda e negli Stati Uniti, dove tenne conferenze sulla spiritualità e la tradizione carmelitana, in seguito raccolte nel volume The Beauty of Carmel (La bellezza del Carmelo).
    Padre Titus era un uomo mite, attento agli interlocutori, capace di ascolto. Mostrava particolare disponibilità nei confronti degli studenti ed era sempre pronto ad aiutare chiunque avesse bisogno.
    Tra il 1938 e il 1939 tenne dei corsi all’interno dell’Università, criticando l’impostazio­ne pagana e antiumana dell’ideologia nazionalsocialista, di cui aveva ben compreso il pericolo.
    Nel frattempo la guerra, iniziata nel settembre 1939 con l’invasione della Polonia, si volse anche verso occidente: il 10 maggio 1940 le truppe di Hitler invasero l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia.
    Il 26 gennaio 1941 la Chiesa Olandese, per mezzo dei suoi vescovi, reagì con fermezza contro i provvedimenti nazisti. Padre Titus, cui era stata affidata anche la presidenza dell’Associazione delle scuole cattoliche, collaborò attivamente con l’episcopato. L’Arcivescovo Johannes De Jong, in un colloquio col Beato, si disse preoccupato per la situazione della stampa cattolica, obbligata a pubblicare proclami emanati dal governo di occupazione, in evidente contrasto con la morale cristiana. Per questo, nei primi dieci giorni di gennaio 1942, Padre Titus girò in treno l’Olanda, visitando le redazioni dei giornali cattolici, per portare le indicazioni dell’epi­scopato e incoraggiare i direttori a resistere alle pressioni naziste. Sua Ecc.za Mons. De Jong dichiarò in seguito che il religioso era ben consapevole del pericolo a cui si stava esponendo.
    Appena rientrato a Nimega, tenne in Università la sua ultima lezione. Mentre faceva ritorno al convento, fu arrestato. Il 20 gennaio 1942 venne condotto nel carcere di Scheveningen, dove restò fino al 12 marzo. Quando venne interrogato sulla sua attività e i motivi della sua opposizione al nazismo, Padre Titus ribadì con franchezza le sue posizioni, redigendone anche nove pagine di memoriale. I verbali di quell’interrogatorio, conservati dall’ufficiale incaricato, prete secola­rizzato, sono stati materiale prezioso nella Causa del Beato Brandsma. In carcere poté tenere con sé due libri: la vita di Santa Teresa di Gesù scritta da Kwalkman (Het leven van heiligen Theresia, 1908) e Jezus di Cyriel Verschaeve (1939). Padre Titus decise di impiegare il tempo della prigionia scrivendo la vita di Santa Teresa, come avrebbe desiderato sin dai tempi in cui era ad Oss e non era mai riuscito a fare per i troppi impegni. In mancanza di carta, utilizzò il libro sulla vita di Gesù scrivendo, tra le righe, quella della Santa di Avila. Dei giorni trascorsi a Scheve­ningen resta anche un diario, intitolato La mia cella. Scrisse anche la preghiera Davanti allimmagine di Gesù.
    Il 12 marzo venne condotto nel campo penale di Amersfoort, dove rimase fino al 28 aprile, costretto a lavorare e a vivere in condizioni durissime. Il 16 maggio fu ricondotto a Scheveningen per un supplemento d’interrogatorio, che durò fino al 13 giugno. Da Scheveningen venne trasferito nel campo di smistamento di Kleve, in Germania e vi trovò qualche sollievo alle sofferenze subite ad Amersfoort. A Kleve infatti poté partecipare alla Messa ed ebbe colloqui spirituali con il cappellano del campo. A nulla valsero i tentativi dei superiori, che cercavano di trasformare la condanna di Padre Brandsma in domicilio coatto, da scontare presso un convento tedesco.
    Il 13 giugno iniziò il lungo viaggio in treno, a bordo di un carro bestiame con molti altri prigionieri, che condusse il Beato attraverso Colonia, Francoforte e Norimberga fino al campo di Dachau. Costruito all’inizio degli anni ’30, questo campo di concentramento ospitò fino alla fine della guerra almeno 110.000 persone, delle quali solo 30.000 uscirono vive. La maggioranza degli internati si amma­lava per le pessime condizioni igieniche e per il rigore disumano di vita e di lavoro. L’ospedale del campo era di fatto solo un’anti­ca­mera del forno crematorio. Vi venivano anche compiuti esperimenti di natura medica, che avevano per cavie i prigionieri, specie quelli disabili e più deboli.
    Dal 19 giugno al 18 luglio 1942 Padre Titus si trovò nel blocco 28, in cui erano radunati numerosi religiosi e sacerdoti. Il 18 luglio entrò nell’ospedale del campo, detto Revier, e vi rimase fino a dome­nica 26 luglio. Quel giorno, alle ore 14, venne ucciso da un’iniezione di acido fenico. Poco prima di morire, il Beato aveva donato all’infermiera che lo stava uccidendo la propria corona del Rosario, fabbricata per lui da un internato. La donna, una giovane olandese infatuata dell’ideologia nazista, gli disse di non saper pregare e Padre Titus le rispose che per farlo le sarebbe bastato dire: “Prega per noi peccatori”. Ella poi si convertì e, durante il Processo per la Beatificazione e Canonizzazione, rese la propria preziosa testimo­nianza sulle ultime ore di vita del Carmelitano.
    Il corpo di Titus Brandsma, come quello di migliaia di altri prigionieri deceduti, venne verosimilmente cremato negli ince­ne­ritori del campo di Dachau.
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