I Re Magi tra tradizione e Vangelo – Epifania del Signore
Cos’è l’Epifania?
L’Epifania è una festa cristiana che cade il 6 gennaio, cioè 12 giorni dopo il Natale, al termine quindi delle cosiddette “dodici notti sante”.
Insieme alla Pasqua, all’Ascensione, alla Pentecoste ed al Natale, l’Epifania costituisce una delle massime solennità che la Chiesa celebra ed è altresì una “festa di precetto” cioè una festività assimilata alla domenica e quindi un giorno in cui, come recita il Codice di diritto canonico, « i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa; si astengano inoltre, da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo. ». Essa dunque rientra nell’osservanza di uno dei 5 precetti della Chiesa («partecipare alla Messa la domenica e nelle altre feste comandate») e del terzo comandamento (“Ricordati di santificare le feste”).
Anche se la tradizione ha collegato questa ricorrenza alla festa della Befana, alias all’arrivo dell’ennesimo regalo o “riconoscimento” in forma di dolciumi e caramelle, tale festività deriva il suo nome dal termine greco che significa rivelazione, manifestazione. È, infatti, in questo giorno che Gesù bambino si rivelò come figlio di Dio ai tre Magi e al mondo intero.
Ma chi erano i re Magi?
Il passo di Matteo, l’unica fonte cristiana canonica a parlarci di loro, non fornisce il numero esatto dei Magi né i loro nomi, ma parla solo di “Magi dall’Oriente”. Tuttavia la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini.
Perché vengono chiamati “Magi”? I tre re pagani vennero chiamati Magi non perché fossero esperti di arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi. Quindi Magi significa anche saggi, sapienti. Neppure la loro regalità è attestata nelle fonti canoniche cristiane, né dai Padri della Chiesa, tuttavia i “magi” divengono Re magi nella tradizione liturgica cristiana in quanto la festa della Epifania è collegata al Salmo che recita: “Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.” (Libro dei Salmi, LXXI (LXXII),10)
Ad ogni modo essi si chiamavano Baldassarre, Melchiorre e Gaspare ed erano, secondo la tradizione, tre sacerdoti zoroastriani, o più semplicemente tre sapienti, che provenivano dalle lontane terre d’Oriente. Essi, come ci racconta Matteo (2, 1-12), si erano messi in cammino guidati da una stella cometa di uno splendore mai visto prima. Al loro arrivo a Gerusalemme fecero innanzitutto visita ad Erode, il re della Giudea romana, domandando dove fosse ‘il re che era nato’, in quanto avevano ‘visto sorgere la sua stella’. Erode, mostrando di non conoscere la profezia dell’Antico Testamento (Michea 5,1), ne rimase turbato e chiese agli scribi quale fosse il luogo ove il Messia doveva nascere. Saputo che si trattava di Betlemme, li inviò in quel luogo esortandoli a trovare il bambino e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, ‘affinché anche lui potesse adorarlo’ (2,1-8). Guidati dalla stella, essi arrivarono a Betlemme e giunsero presso il luogo dove era nato Gesù, prostrandosi in adorazione e offrendogli in dono oro, incenso e mirra. L’oro perché era il dono che veniva riservato ai sovrani; l’incenso perché era bruciato solo in onore delle divinità; la mirra che in antichità veniva utilizzata durante le cerimonie funebri e che sarebbe divenuta il simbolo della futura resurrezione di Cristo, il Re che trionfò sulla morte. Il bambino Gesù era accudito dal padre, Giuseppe, e da Maria, la madre più dolce e bella che fosse mai capitato loro di incontrare. Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, i Magi non percorsero la strada dell’andata: avevano, infatti, compreso le intenzioni malvagie di Erode e non avrebbero assolutamente svelato a quell’uomo dove trovare il piccolo Gesù. Erode, non vedendo tornare i tre saggi, comprese di essere stato scoperto nel suo terribile piano. Deciso a eliminare qualsiasi concorrente, qualsiasi fanciullo potesse rivelarsi pericoloso per il suo potere, Erode ordinò quindi di ammazzare tutti i bambini della regione che non avessero compiuto i 3 anni di età. Si compì così la “Strage degli innocenti”. Quella stessa notte Giuseppe venne avvertito in sogno da un angelo del Signore:
«Giuseppe, slega l’asino e porta in salvo Maria e il tuo bambino! Fra poco giungeranno le truppe di Erode e, se vi trovano nel territorio di Giuda, uccideranno Gesù!».
Giuseppe si svegliò di soprassalto e, in piena notte, si mise a preparare il necessario per fuggire immediatamente. Si sarebbe diretto verso l’Egitto, dove poteva trovare lavoro come falegname. I pastori, che anche di notte vegliavano sui loro greggi, videro la povera famiglia fuggire di tutta fretta. Comprendendo il pericolo che rendeva veloci i loro passi, accesero dei grandi fuochi lungo tutta la strada per illuminare il cammino all’asinello ed evitare che si fermasse. Per questo, ancor oggi, ogni anno il 6 gennaio, si accendono per le piazze e per le campagne dei falò, per ricordare quella notte.
La simbologia dei doni dei Re Magi
I doni dei Magi hanno un significato preciso; essi fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l’oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l’incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale. Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene, secondo una delle varie ipotesi, la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana che racconta come i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchietta e la invitarono ad unirsi a loro. La Befana declinò l’invito e lasciò partire i Magi da soli, ma poi ripensandoci, decise di seguirli. Non riuscendo a ritrovarli, nel buio della notte, da allora, lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra quei bambini ci sia Gesù.