Dopo 40 giorni possiamo nuovamente dirlo!!!
Che bello risentire, finalmente risuonare il canto dell’Alleluia. Era un po’, eh? Più di 40 giorni, sicuro. E allora oggi abbiamo la possibilità… Lo sapete la parola Alleluia? Che significa? Che vuol dire Alleluia?
Vuol dire, tradotto, un’esclamazione di gioia, che tradotta letteralmente sarebbe lodate Dio. Ringraziate il Signore, lodatelo. Perché alleluia? Perché devo ringraziare Dio? Che ha fatto? Che è successo? Oh, ha vinto.
Abbiamo detto, c’è un combattimento nella nostra vita. Nella nostra vita c’è il bene e c’è il male, ma alla fine l’esperienza della risurrezione è l’esperienza di chi vive nella vittoria, perché sa che c’è qualcuno che ha combattuto con lui e per lui e ha vinto.
Che cosa significa per noi oggi celebrare la resurrezione? Cioè, a me che mi cambia, no? Oggi torno a casa, giusto? ci avrai da far da mangiare, carità, oggi poi, in questi giorni, ci avrai da incontrarti con i tuoi parenti, Anche quelli che proprio non sopporti, non puoi… Cosa vuol dire allora per me che oggi celebriamo la risurrezione? Che significa? E un po’ ce lo spiega, un po’, bene, ce lo spiega il Vangelo, perché il Vangelo della Risurrezione, quello che oggi abbiamo ascoltato, è questo Vangelo che ogni domenica di Pasqua la Chiesa ci invita a meditare. E allora proviamo a fare un piccolo cammino accompagnati da questa lettura. Il primo giorno della settimana Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino.
Primo giorno della settimana, sappiamo che i pedebrei il sabato è l’ultimo giorno, quindi il primo giorno automatico è la domenica. Infatti noi cristiani pensiamo, crediamo tutti, che la domenica è il primo giorno della settimana, non è il weekend, il fine settimana, questa roba è un po’ un’americanata, cioè per noi cristiani in realtà il primo giorno è proprio la domenica, chiusa parentesi. Quindi quel giorno Maria di Magdala, una donna, sola, C’era nessun altro. Che cosa fa questa donna? Questa donna che ha amato tanto Gesù, che ha accompagnato Gesù per un lungo tratto della sua strada, della sua vita e della sua missione, quindi una donna che immaginiamo distrutta dal dolore perché ha visto morire quell’uomo che amava e in cui credeva, in cui aveva riposto la sua speranza, nel quale si era aggrappata perché cercava un ancora di salvezza e aveva intravisto in quest’uomo quella che la poteva salvare. Lei, da sola, immaginiamo triste con il cuore pieno di dolore, cammina nel mattino quando ancora era buio.
Immaginate, sapete quando uno c’ha una sofferenza nel cuore e non riesci a dormire, no? Cioè, sei lì che batti la testa sul letto, addormentati, dai la botta in testa, non ce la fai? Ecco, questa donna vive questa esperienza di un’angoscia, di un dolore profondo, perché ha perso il suo punto di riferimento, la persona che amava. E che cosa fa? Vaga, cammina, ma lo fa intorno al sepolcro.
Vive una sorta di non rassegnazione, non si rassegna alla fine, cioè dice non
è possibile, non può finire così, cioè non ce credo, cioè tutto qua, lei ha talmente
tanto, amato quest’uomo e ha sperato e si è buttata nelle braccia di questa persona che l’ha salvata, l’ha salvata veramente, che non si rassegna e con ostinazione
sta lì. Lei è la prima che riceve l’annuncio della resurrezione. Quando è che faccio
esperienza di resurrezione? Quando è che posso dire alleluia? Quando è che posso
lodare veramente Dio? Quando faccio l’esperienza della maddalena? Perché tutti, passiamo da un momento di fatica, di angoscia, dove ci sembra che tutto vada
male e ci sembra tutto un po’ sbagliato e tu non dormi la notte, tu non riesci a
mettere insieme le cose, tu ti stanchi, fai di tutto e di più, ma la sera dici ma che ho
combinato?