Il Foglio Febbraio 2010
FEBBRAIO 2010Amore alla famiglia e al lavorodi P. Agostino Bartolini |
L’uomo singolo, la comunità e la società a cui egli appartiene e tutto ciò che lo circonda nella varietà dei suoi aspetti, valori e fini da conseguire, ha bisogno di un continuo rinnovamento; rinnovamento necessario perché il corso del tempo porta con sé un cambiamento a volte profondo e devastante nell’uomo stesso e in tutto ciò che lo circonda e lo riguarda. Questo necessario e continuo rinnovamento va inteso come ritorno alla purezza ed alla bellezza dell’ordinamento della Creazione, opera di amore, di pace e di vita. Dalla sorgente l’acqua esce pura, man mano che si allontana da essa, formando torrenti e fiumi, viene ad inquinarsi mediante l’infiltrarsi in essa di sostanze che con l’acqua non hanno nulla a che vedere. Siccome Dio è amore e sapienza, così anche l’opera sua rispecchia chiaramente questi attributi divini, pertanto tutta la creazione, essendo così costituita, cioè con amore e sapienza, sente l’esigenza di queste realtà e vi tende continuamente. Dall’amore viene la vita, dalla sapienza l’ordine, l’armonia e la pace. Tutto ciò che vi è nel mondo è a servizio della vita, il Creatore, infatti, ha affidato il mondo all’uomo perché lo conservi e lo faccia sviluppare con sapienza e amore e perché se ne serva in maniera tale che si che gli sia di mezzo per crescere e perfezionarsi , per conoscere sempre più Dio e mantenersi in armonia con Lui. La vita sulla terra, nel sapiente ordinamento divino, è trasmessa dalla sua origine che è lo stesso Dio, attraverso l’istituzione della famiglia, la quale è la prima comunità apparsa sulla terra e voluta dal Creatore. La famiglia è una comunità fondata sull’intelligenza, sulla libertà e sull’amore. Proprio alla famiglia il Creatore ha affidato l’importantissimo mandato: “Crescete e moltiplicatevi”. Il verbo “crescere” indica perfezionamento dell’uomo, “moltiplicatevi” indica la diffusione della vita, con sapienza e con amore, perché il mondo intero ha bisogno della presenza e dell’opera dell’uomo al fine di conseguire il suo scopo. Cercando di chiarire il discorso che intendiamo fare e per dare ad esso un orientamento, il rinnovamento di cui abbiamo parlato da principio va impostato sull’amore, amore sapiente, amore alla famiglia, amore al lavoro: questo amore è la forza, la struttura, il mezzo attraverso il quale il mondo può disinquinarsi, può guarire dalle infermità e malattie contratte dal contatto con realtà a lui eterogenee, può ringiovanire, può diventare come deve essere, un raggio della perfezione divina e divenire un’abitazione bella, sicura e pacifica per l’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Amore alla famiglia, amore nella famiglia. Le persone che la formano devono amarsi, la vita che Dio ad esse affida ha bisogno di amore e deve essere dedicata all’amore perché in esso cresca e si perfezioni. La società umana, sia civile che religiosa, in tutto ciò che riguarda la famiglia: leggi, disposizioni, strutture deve essere ispirata ed animata da sincero amore per essa. Per convincerci su quanto stiamo dicendo e su quanto desideriamo sia preso in considerazione per viverlo e per promuoverlo, rifacendoci dal momento delle creazione, andiamo a dare uno sguardo alla strada percorsa dall’umanità per arrivare alla sua salvezza, che ha il suo vertice in Cristo, e il suo svolgimento e adempimento nella fedeltà alla sua parola, nella corrispondenza pronta e fedele alla nozione della sua grazia, nell’imitazione perseverante del suo esempio. Allora, come abbiamo già detto, all’inizio del mondo vi è una famiglia e vi è un immenso campo di lavoro, il mondo intero, che viene affidato all’uomo: “Dio creò l’uomo a sua immagine, ad immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo ed ogni essere vivente che si muove sulla terra”. (Genesi 1, 27-28). Il medesimo Sacro Libro afferma ancora: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nell’Eden perché lo custodisse e lo coltivasse”. (2,15). Nella restaurazione generale, dopo la catastrofe universale provocata dal diluvio a causa della corruzione e della violenza degli uomini, ci viene presentata una famiglia, la famiglia di Noè, anzi essa è una comunità composta da quattro famiglie, non unite soltanto da vincolo di sangue, ma assai di più da vincoli di fede in Dio e di obbedienza a Lui. Con questa famiglia o comunità, Dio stabilisce una nuova alleanza, un’alleanza di pace, alleanza fondata sull’amore che porta al reciproco rispetto e aiuto, un’alleanza nella quale l’uomo si esprime e si realizza mediante il lavoro secondo la disposizione divina. Noè e i suoi figli sono agricoltori, lavorano la terra per vivere dei frutti che essa produce. Abramo, uomo di fede e amico di Dio, ha famiglia e proprio dalla di lui discendenza verrà la salvezza e la benedizione per tutte le genti. La Sacra Scrittura ci dice che Abramo era dedito alla pastorizia, e si dedicava alla piantagione di alberi, è un uomo di famiglia che crede in Dio e lavora. Nella pienezza dei tempi Gesù Cristo nasce a Betlemme, nasce, è allevato, cresce, lavora in famiglia, la Famiglia di Nazareth, Egli, il figlio di Dio, si è fatto uomo per amore, amore per la salvezza dell’intero genere umano. L’insegnamento degli apostoli, che riportano al mondo il messaggio di Gesù, proclamano a tutte le genti l’amore di Dio, l’amore alla famiglia e in famiglia e l’amore al lavoro. Basta che rileggiamo attentamente e meditiamo devotamente le lettere agli Efesini e ai Tessalonicesi dell’apostolo Paolo e la prima lettera dell’apostolo Pietro, non faticheremo a convincerci sullo spirito, sui mezzi e sui modi a chi è necessario fare ricorso per un rinnovamento del mondo attuale guastato da tante cose cattive. L’apostolo Paolo esorta i cristiani alla fiducia ed alla speranza e perseveranza in qualsiasi occasione veniamo a trovarsi perché: “Io penso che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che Dio ci manifesterà. Tutto l’universo attende con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il suo vero volto dei ai suoi figli. Non soltanto il creato, ma anche noi che già abbiamo le primizie dello spirito, soffriamo in noi stessi perché aspettiamo che Dio, liberandoci totalmente, manifesti che siamo figli suoi”. (Romani 8, 18-23). Anche l’apostolo Pietro, scrivendo a tutte le comunità cristiane diffuse su tutta la faccia della terra, da la spiegazione piena riguardo al perché che ci facciamo in molte occasioni dell’esistenza terrena, ecco le sue parole: “Fratelli, siate ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che pur destinato a perire, tuttavia si prova nel fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate pur senza averlo visto, e senza vederlo credete in Lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa mentre conseguite la meta della vostra fede, cioiè la salvezza della anime”. (I° Pietro 1, 6-9). |
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