Il Foglio Gennaio 2010

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GENNAIO 2010

Aprirsi a Dio

di P. Agostino Bartolini

Ascoltiamo il brano del Vangelo che ci riguarda tutti come battezzati e credenti in Cristo: “In quel tempo, Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare della Galilea, in pieno territorio della Decapoli. Gli condussero un sordomuto pregandolo di imporgli la mano. Portandolo in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua, guardando verso il cielo emise un sospiro e disse “EFFATA’” cioè “apriti” e subito gli si aprirono gli orecchi e gli si sciolse il nodo della lingua e parlava correttamente” (Marco 7, 31-35).
Il Signore ci chiama all’ascolto della sua parola, alla professione coraggiosa e perseverante della fede con la parola accompagnata dall’esempio col compimento di quanto il Divino Maestro ci ha insegnato a fare, perché la fede, che viene dall’ascolto, senza le opere corrispondenti, è morta, come è morto il corpo senza l’anima. E’ l’apostolo Giacomo, il minore, che nella sua lettera ci rivela questa verità.
Ascoltare la  parola e proclamare il messaggio della salvezza è un dovere un impegno preciso per il cristiano. Per questo nel sacramento del battesimo ha aperto le nostre orecchie e le nostre labbra e ci ha affidato la missione di evangelizzare.
Questa è la volontà del Signore ed è un’esigenza per la storia e la vita del mondo di sempre ed in modo particolare del mondo nel periodo presente della storia, vita e storia che sono e restano sempre al centro delle attenzioni di Dio e della Chiesa.
Il sordomuto è, per fare un’analogia, una persona rinchiusa in un doppio carcere; dal di fuori non arriva il suono della parola, dal suo interno non può esprimersi come si conviene alla vita di insieme, alla vita di comunità, allo scambio e alla partecipazione reciproca della verità e del dono che Dio ha dato a ciascuno di noi per la comune crescita e perfezione.
Il fatto evangelico del sordomuto guarito da Gesù ci rivela quanto è penosa, per il suo cuore, la sordità e la mutezza dell’uomo che non vuole aprirsi alla verità ed all’amore, al dono di Dio che è vita, pace e salvezza, e dell’uomo che si chiude davanti all’esigenza di testimoniare apertamente la verità, la verità che è Cristo, la verità che ci rende liberi.
La verità che stiamo meditando ha un risvolto personale ed un risvolto sociale. Come individuo, nel suo rapporto con Dio, l’uomo ascolta la Divina Parola che molte volte si rivolge a noi l’intelligenza, mediante la coscienza, mediante molte maniere durante il corso dell’esistenza terrena, ed in modo speciale nella Sacra Scrittura e nell’insegnamento ufficiale della Chiesa.
L’uomo individuo è sordo, fa da sordo, non vuole ascoltare la Parola di Dio. Perché? Qual è la finalità di questo rifiuto, di questa chiusura?
L’accoglienza di Cristo, che è la parola esterna di Dio,  è un dono prezioso che Dio stesso ci propone e ci offre, l’accoglienza di Cristo è risurrezione da morte, è liberazione, è una vera ricchezza, è vita eterna.
Gesù, è Lui stesso  che lo afferma, passa e bussa alla porta della mente, del cuore e della volontà, se qualcuno gli apre Egli entra e stabilisce con l’ospite un rapporto di amicizia, di vita comunitaria, dona sempre luce, gioia e sicurezza.
Consideriamo l’accoglienza offerta a Cristo a Betania da Lazzaro, da Marta e Maria nella loro casa. Guardiamo alla prontezza ed alla generosità ed alla gioia di Zaccheo che offre a Cristo ospitalità nella sua casa di Gerico e mette tutto il suo avere a disposizione del Divino Maestro; la conclusione la proclama Cristo stesso: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa. Anche lui è un vero figlio di Abramo”.
Gesù è ascoltato e seguito prontamente da Levi, o Matteo, a Cafarnao. Il funzionario delle tasse che è considerato pubblico peccatore dagli Scribi e dai Farisei, lascia tutto e tutti per amore di Cristo, e per manifestare la sua sincera gioia per il dono della vocazione offre, nella casa, un convito a Cristo che lo chiama a seguirlo, ed invita molti altri suoi colleghi di professione e di condizione.
La conclusione di questo bellissimo ritrovo e convito è definita da Gesù medesimo: “Le persone sane non hanno bisogno del medico; ne hanno bisogno invece i malati. Andate ed imparate cosa significa quel che Dio dice nella Bibbia : voglio la misericordia non i sacrifici. Perché io non sono venuto a chiamare quelli che si ritengono giusti, ma quelli che si sentono peccatori” (Matteo 9, 12-13).
La testimonianza di Cristo di fronte al mondo, da parte del credente, deve essere prudente sì, ma anche pronta e coraggiosa. A questo riguardo risuona solenne e severa l’affermazione del Divino Maestro: “Chi si vergognerà di me davanti agli uomini, anche io mi vergognerò di lui davanti agli angeli di Dio. Chi mi avrà difeso davanti agli uomini,  anch’ io lo difenderò davanti al Padre mio che è nei cieli”.
Il mandato divino per tutti i cristiani è: “Andate e predicate il mio Vangelo, battezzate, insegnate alle genti a praticare tutto quello che vi ho detto. Sappiate che io sarò sempre con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 18-20).

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