Il Foglio Marzo 2010
MARZO 2010Cercando una risposta – 1° partedi P. Agostino Bartolini |
In seguito all’inizio, allo svolgersi ed alla fine di certi avvenimenti che coinvolgono persone e cose a piccolo o a grande raggio, per un tempo più breve o più lungo, con le conseguenze più disparate per la loro natura e la loro dimensione, ci vien fatto di domandare o sentir dire: “Perché sono avvenute, perché avvengono tali avvenimenti? Si potevano, questi, prevedere, prevenire, evitare. Rimediare in qualche modo, si poteva, insomma, rimediare?” Altre domande: “Dio onnipotente, onnipresente, provvidente e misericordioso, perché non è intervenuto, non interviene? Esso non c’è, oppure c’è come dicono tanti? Perchè se c’è non viene in soccorso specialmente degli innocenti?” Sono domande che assillano e turbano molti con i risvolti più disparati e più impensati. Non è sempre facile e semplice, a questo riguardo, dare una risposta esauriente e convincente a se stessi e agli altri. Una risposta però ci deve essere, anzi vi è certamente. Partiamo da una constatazione di fatto e da una constatazione di rivelazione che la Sacra Scrittura ci offre. Rifacciamoci dalla prima: sembra evidente, l’esperienza dei tempi e dei luoghi lo dimostra, che a volte almeno, il mondo va avanti con la sua legge, con una sua dinamica, indipendentemente dal volere e dal potere dell’uomo, sia l’uomo singolo, sia la società, sia l’intera umanità: guerre, rivoluzioni, sconvolgimenti politici e sociali, epidemia, disastri di ogni genere, miseria materiale, morale e culturale, stragi, genocidi, coinvolgimenti della natura come terremoti, inondazioni, tempeste. Sembra che vi sia il turbamento, la rottura di un’armonia all’interno dell’uomo e al di fuori di lui che spesso lo coinvolge, lo trascina e lo travolge contro la sua volontà ed i suoi mezzi di difesa. E’ pure accertato che certe cose l’uomo fondamentalmente non le vuole e spesso, in un modo o in un altro, si da sinceramente da fare per salvarsi ed appronta mezzi che ritiene sufficienti ed idonei allo scopo. A volte riesce nel suo intento, altre volte non riesce ad ottenere ciò che vorrebbe, perché? Andiamo allora a cercare una risposta, una ragione più profonda, non guardiamo solo le cose in superficie, ma cerchiamo di vedere dentro le cose per venire a conoscere, per quanto possibile, il perché del loro comportamento. Prendiamo in mano la Bibbia. Essa ci rivela che il mondo e quanto esso contiene fu creato bene, con piena armonia fra le varie parti, l’uomo era amico del Creatore, anzi suo familiare, all’uomo il creatore affidò tutta l’opera sua perché la custodisse e la coltivasse, l’uomo, insomma, immagine e somiglianza di Dio, fra il custode del mondo intero, il suo Re pacifico, il suo amministratore saggio e perfetto, vi era in tutto un’armonia perfetta, un ordine meraviglioso, una sicurezza completa. Purtroppo l’uomo, ingannato dal maligno, volle conoscere il mare e farne l’amara esperienza, accantonando il comando e l’indicazione che il Creatore gli aveva dato per avere la vita e per godere un’armonia perfetta. Per sua libera scelta l’uomo si trovò nudo, cioè si accorse che aveva perso la perfezione e l’equilibrio di se e del mondo affidatogli, si vergognò, cercò di sfuggire allo sguardo di Dio e alla sua voce, cercò di nascondersi, ma non ci riuscì. Dio lo chiamò, lo interrogò, l’uomo non fu umile da riconoscere il suo sbaglio, ma cercò un alibi, scaricando su di un altro la responsabilità e la sua colpa del suo operato. L’uomo non è mai tanto grande e sicuro come quando riconosce il suo errore, lo detesta e cerca di porvi rimedio. La sentenza del Creatore all’uomo: “Maledetto è il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita, spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Col sudore del tuo volto mangerai il pane finchè tornerai alla terra dalla quale sei stato tratto: polvere tu sei e polvere ritornerai!”. (Genesi 3, 17-19). Il male che vi è nel mondo, per dichiarazione divina, dipende fondamentalmente dal trasgredire del suo comando, dal non tenere in nessun conto la sua legge che è sempre disposizione sapiente di vita e di salvezza. Questo è confermato ancora solennemente dalla forza della nuova alleanza stipulata da Dio con Noè, salvato dal diluvio nel quale il vecchio mondo corrotto era stato sommerso: “Dal sangue vostro, della vostra vita io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello. Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso perché è immagine di Dio, Egli ha fatto l’uomo”. (Genesi 9, 5-6). Certamente l’opera dell’uomo deve sempre tendere alla salvaguardia della vita e della pace, la diplomazia e la politica umana devono tendere continuamente a questo scopo con ogni mezzo e sforzo possibile. La dignità e la grandezza dell’uomo si manifestano qui, hanno qui la loro ragione di essere, la loro crescita ed il loro perfezionamento. Ci rendiamo conto però che l’uomo vive in un mondo dove c’è un tempo e un posto per ogni cosa, sia che all’uomo piaccia o non piaccia. Ascoltiamo: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni cosa sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, c’è un tempo per piantare ed un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere ed un tempo per guarire, un tempo per demolire ed un tempo per costruire, un tempo per piangere ed un tempo per ridere, un tempo per gemere ed un tempo per danzare. Un tempo per gettare sassi ed un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare ed un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare ed un tempo per perdere, un tempo per serbare ed un tempo per buttare via. Un tempo per stracciare ed un tempo per cucire, un tempo per tacere ed un tempo per parlare. Un tempo per amare ed un tempo per odiare, un tempo per la guerra ed un tempo per la pace”. (Qoelet 3, 1-8). Nonostante la difficoltà e l’asprezza degli avvenimenti del mondo, di qualsiasi genere essi siano, l’uomo, per natura sua, ha sempre il compito di studiarli, di affrontarli, di regolarli e di guidarli. Dio ha fornito l’uomo di facoltà e di mezzi sufficienti per far fronte agli eventi e dominarli con decisione, con coraggio e con fiducia. Certamente l’uomo ha bisogno di fare ricorso a tutti i suoi mezzi, mezzi spirituali, morali e materiali; l’uomo ha sempre in consegna la custodia e lo sviluppo del mondo. L’uomo, per disimpegnare convenientemente il mandato affidatogli dal Creatore, ha bisogno di essere in armonia con Lui, non in opposizione a Lui. L’uomo, con le sue capacità, con i suoi mezzi, in armonia con i suoi simili, con la sua fede, può arrivare molto in la, può fare tanto, anzi deve avere fiducia di riuscire e sperare nell’assenso divino: “Tutto è possibile a chi crede”. |
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