Il Foglio Novembre 2010
NOVEMBRE 2010Tempo di rinnovamentodi P. Agostino Bartolini |
Nel Libro dei Salmi il credente in Dio è esortato a cantare a Lui un canto nuovo. E’ un’esortazione che le persone, a volte, si rivolgono a vicenda in particolari momenti della vita: “Vai e canta”, “Canta e vai”.
I momenti che l’uomo attraversa nel corso della sua esistenza terrena sono molti, sono molteplici. In questa varietà, a volte anzi contrarietà e diversità di momenti, l’uomo ha bisogno, lo sente bene in sé stesso, di fede, di fiducia, di coraggio, di perseveranza per giungere alla meta del suo cammini, per arrivare al conseguimento dei suoi desideri, delle sue aspirazioni, dei suoi propositi. Il canto di incoraggiamento è di speranza, è di gioia, è di sofferenza, è di consolazione. L’esortazione del Libro dei Salmi: “Cantate al Signore un canto nuovo” non va intesa nel senso materiale, cioè nella forma poetica o sul tono musicale o perché non ancora cantato ancora da qualcuno. La novità che lo Spirito Santo suggerisce ed esorta è una novità interiore. L’uomo per rivolgere a Dio una preghiera gradita e spiritualmente armoniosa deve rifarsi dal suo intimo, dal suo interno, deve dare inizio ad una vita nuova interiore che abbraccia tutto l’uomo, spirito, anima e corpo, per essere trasformato in creatura nuova dalla potenza e dalla sapienza della grazia di Dio, il quale fra le molte definizioni che Egli da di sé stesso, è tipica quella che dice: “Io sono colui che faccio nuove tutte le cose “. La voce profetica dell’Antico Testamento è la rivelazione che Dio con il suo spirito è colui che rinnova tutto, che crea cieli nuovi e nuova terra, ed è incitamento ed aiuto all’uomo perché si rinnovi completamente e continuamente. La celebrazione della Quaresima perderebbe molta della sua ragione di essere se non conducesse l’uomo a questo completo rinnovamento interiore perché soltanto così, rinnovato del tutto, l’uomo può celebrare con fiducia, con gioia, in spirito e verità la solennità della Pasqua che è la festa della Risurrezione attraverso la sofferenza ed il sacrificio, la festa della nuova vita. Con la Pasqua, come è avvenuto per il Cristo, ogni cristiano dovrebbe poter dire con sincerità: “ora comincia un modo nuovo di vivere, qui comincia una vita nuova”. La natura stessa, nel suo complesso e nei suoi particolari, ci dona un esempio di continuo rinnovamento, solo così assicura la sua sopravvivenza attraverso il corso dei secoli e dei millenni, soltanto attraverso questo totale e continuo rinnovamento essa risponde in pieno a quei fini per cui Dio l’ha creata e l’ha destinata, così la natura, rimanendo sempre giovane, bella, forte e feconda si incammina con sicurezza al suo epilogo nel tempo per essere poi definitivamente rinnovata nella gloria dei figli della risurrezione (Romani 8, 18-25). Un cantico liturgico esorta: “Sia tutto nuovo, riferendosi all’uomo, tutte le cose siano nuove: il cuore, la voce e le opere”. Anche il Salmo 150 rivolge a Dio la supplica: “Crea in me, o Dio, un cuore nuovo, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo”. Dio stesso, il cui nome sia benedetto, ce lo rivela per mezzo del profeta Geremia; stabilisce di fare con l’uomo un’alleanza nuova al posto dell’alleanza del Sinai, pur tanto solenne ed importante, ma oramai sorpassata, vi è bisogno di un patto, di un modo nuovo , di un’azione nuova, di un’intesa che coinvolga l’uomo nella sua interezza. Ecco la decisione e l’azione di Dio: “Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali la Casa di Israele e con la Casa di Giuda, cioè con tutto il popolo, io concluderò un’alleanza nuova. Non un’alleanza cine ho concluso con i loro padre quando li presi per mano per farli uscire dal paese di Egitto, cioè dalla schiavitù e dell’idolatria. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la Casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore. Porrò la mia legge nel loro cuore, la scriverò nel loro animo. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”. (Geremia 31, 31-34). La forza dell’uomo, la sua bellezza, la sua sicurezza, la sua luce e sapienza vendo dal suo interno, dal suo spirito, dal suo cuore; pertanto l’uomo interiormente deve liberarsi da tutto ciò che lo appesantisce e lo rende schiavo, deve emanciparsi da tutto e da tutti, deve rendersi permeabile alla pioggia della grazia divina, al sole dell’azione dello Spirito Santo e lasciarsi muovere dal vento della sapienza e della sua potenza, deve lasciarsi investire, penetrare e trasformare dalla forza dell’azione dello Spirito Santo di Dio che è spirito di rinnovamento, spirito quindi di perenne giovinezza. Terminiamo la nostra meditazione ascoltando il bellissimo canto del rinnovamento universale, rinnovamento deciso dal Padre, il Creatore, realizzato per mezzo del suo Verbo Incarnato, Gesù Cristo, nella potenza e sapienza dello Spirito Santo, il Vivificatore, il Santificatore: “Benedetto sia Dio Padre di Gesù Cristo nostro Signore, che ci ha uniti a Cristo in cielo e ci ha dato tutte le benedizioni dello Spirito. Prima della creazione del mondo Dio ci ha scelti per mezzo di Cristo per renderci santi e senza difetto di fronte a Lui. Così Dio conduce la storia al suo compimento: riunisce in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra. Allora Dio vi ha segnati col suo sigillo: lo Spirito Santo che aveva promesso. Lo Spirito Santo è garanzia delle futura eredità, di quella piena liberazione che Dio ci darà perché possiamo lodare la sua grandezza”. (Efesini 1, 1-14). |
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