Il Foglio Aprile 2011
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APRILE 2011Morte e vita – 2° Partedi P. Agostino Bartolini |
“L’uomo, nato da donna, vive per un breve spazio di tempo e va incontro a molteplici inquietudini, miserie, sofferenze ed affanni. Come un fiore spunta ed avvizzisce, fugge come l’ombra e mai si ferma. I suoi giorni sono contati ed il numero dei suoi mesi dipende da te, o Dio, se hai fissato un termine che non si può oltrepassare, distogli lo sguardo da lui e lascialo stare finché abbia compiuto, come un salariato, la sua giornata! Poiché anche per l’albero vi è speranza: se viene tagliato, ancora ributta ed i suoi germogli non cessano di crescere; se sottoterra invecchia la sua radice e al suolo muore il suo tronco, al sentore dell’acqua rigermoglia e mette radici come nuova pianta. L’uomo, invece, se muore, giace inerte; quando il mortale spira dov’è. Potranno sparire le acque del mare ed i fiumi prosciugarsi e disseccarsi; ma l’uomo che giace più non si alzerà, finché durano i cieli non si sveglierà, né più si desterà dal sonno. “ (Giobbe 14, 1-12). Il bellissimo brano biblico sopra riportato mette chiaramente in evidenza il mistero della vita e della morte con tutto ciò che lo precede e con tutto ciò che lo segue. Umanamente parlando la morte è veramente un mistero, è la fine di tutto per l’uomo, è un salto nel buio, è una partenza senza ritorno. Per chi non ha il dono della fede e della speranza la morte si riveste di angoscia e di timore, la mente ed il cuore dell’uomo sentono, davanti ad essa, anche al solo pensarci, un senso di rigetto, di reazione, di rifiuto. L’uomo, come poi tutto il creato, sente il richiamo, l’esigenza, la nostalgia, il desiderio della vita. La morte sembra la dissoluzione del tutto nel nulla, Gesù Cristo, il Verbo di Dio Incarnato, il redentore inviato dal Padre in mezzo agli uomini per illuminarli con la sua sapienza e redimerli con la sua potenza, assoggettandosi liberamente alla morte quale vittima di espiazione per il mondo intero, per gli uomini di ogni tempo, sia prima, sia dopo la sua comparsa e la sua dimora fra di noi, ha cambiato la morte da sentenza di punizione per il peccato in mezzo di espiazione, di purificazione e di redenzione, ha dato cioè alla morte un aspetto completamente diverso, come ha dato un valore alla sofferenze. Pene e travagli che la precedono e che ne sono come la preparazione. L’apostolo Paolo, il dottore delle genti, che ha rivelato, per disposizione e grazia divina, agli uomini il profondo e altissimo mistero della vita, morte e della risurrezione di Cristo, con tutte le conseguenze pratiche, afferma: “Io muoio un po’ ogni giorno”, “La mia vita è Cristo”, “Per me la morte è un guadagno”. Anche in un’altra parte della Sacra Scrittura troviamo: “Preziosa al cospetto del Signore è la morte dei suoi santi”, “Beati quelli che si addormentano nel Signore”, “Il Signore eliminerà la morte per sempre ed asciugherà le lacrime su ogni volto”. L’apostolo Paolo, nella sua lettera ai cristiani di Roma, assicura: “Le sofferenze e i travagli della vita presente sono ben poca cosa in confronto della gloria e della ricchezza che Dio riserba in cielo a coloro che in Lui credono, lo amano ed a Lui si affidano”. Per nostra istruzione e per nostra consolazione ascoltiamo attentamente l’apostolo Pietro: “Fratelli, siate ricolmi di gioia anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria ed onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate pur senza averlo visto e senza vederlo credete in Lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime”. (1° Pietro 1, 6-9). Anche l’apostolo Giovanni, il discepolo che Gesù amava, colui che la sera dell’Ultima Cena posò il capo sul cuore del Divino Maestro, ci viene incontro a darci luce e consolazione:”Carissimi, quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati Figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato , noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è”- (1° Giovanni 3, 1-2). E’ opportuno, a questo punto, fare un confronto fra Adamo e Nostro Signore Gesù Cristo, ci persuaderemo e ci confermeremo nella fede riflettendo che se amara è stata la conseguenza del peccato compiuto da Adamo, molto più consolante la certezza della grandezza del beneficio procuratoci da Cristo che con l’opera della redenzione da Lui compiuta. Prendiamo a guida l’apostolo Paolo nei capitoli 5 e 8 della Lettera ai Romani ed ascoltiamone attentamente alcune affermazioni: “Il peccato è entrato nel mondo a causa di un solo uomo, Adamo; ed il peccato ha portato con sé la morte. Di conseguenza la morte passa su tutti gli uomini perché tutti hanno peccato”. “Quale differenza fra il peccato di Adamo e quello che Dio ci dona per mezzo del suo Cristo. Adamo da solo, con il suo peccato, ha causato la morte di tutti gli uomini; Dio, invece, per mezzo di un solo uomo, Gesù Cristo, ci ha dato con abbondanza i suoi doni e la sua grazia. Dunque solo uno è caduto, Adamo, ed ha causato la condanna di tutti gli uomini; così solo uno ha ubbidito, Gesù Cristo, e ci ha ristabiliti nella giusta relazione con Dio. Il peccato ha manifestato il suo potere con la morte; la grazia manifesta il suo potere nel fatto che Dio ci accoglie e ci dona la vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Ora, però, non c’è più nessuna condanna per coloro che sono uniti a Cristo Gesù perché la legge dello spirito che da la vita per mezzo di Gesù Cristo, ci ha liberati dalla legge del peccato e della morte. Se lo spirito di Dio, che ci ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, lo stesso Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, darà la vita anche a voi, sebbene dobbiate ancora morire, mediante il suo Spirito Santo che abita in voi. Dove abbondò la colpa a causa di Adamo sovrabbondò la grazia e la vita per mezzo di Gesù Cristo a cui sia gloria perenne e gratitudine”. |
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