Il Foglio Giugno 2011
GIUGNO 2011
A VOLTE BASTA ANCHE POCO
di P. Agostino Battolii
Gesù si trova su di un monte, in Galilea, insieme ai suoi discepoli. Per pregare il Divino maestro predilige i luoghi più alti e solitari, questo suo modo di fare è un insegnamento per tutti, insegnamento che rivela che bisogna allontanarsi da tutto e da tutti al fine di disporci debitamente a metterci in contatto con Dio nella preghiera la quale è una pia elevazione dell’anima, della mente e del cuore a Dio.
Dio è nella calma, nel silenzio e nel raccoglimento. Molta gente, però, va in cerca di Gesù, lo segue ovunque Egli vada, lo segue anche per giorni interi attratta dalla novità e dalla potenza e bellezza della sua Parola, attratta dalla divina grazie e dalla speranza di guarigione perché da Lui parte una virtù che risana tutti.
Gesù è il carismatico per eccellenza, è l’inviato del Padre agli uomini, Luce del Mondo, via, verità, vita, misericordia e redenzione.
La maggioranza di coloro che seguono Gesù sono povera gente, povera materialmente, povera socialmente, povera sotto vari aspetti; gente che sente un potente richiamo, una spinta interiore, gente che, con il suo modo di fare, nel cercare di seguire Gesù, per ascoltarne la parola di vita ed in attesa di una grazia è di esempio alle gente di ogni tempo e di ogni luogo distratta e distolta tanto spesso da allettamenti, da speranze di ordine puramente materiale che non appagano l’anima e non rendono calmo il cuore.
Il brano evangelico che prendiamo in considerazione, la moltiplicazione dei pani (Giovanni 6, 1-15) riporta un episodio avvenuto in prossimità della Pasqua, la grande festa dei giudei, ricorreva in primavera.
Gesù sente compassione di tutta quella gente che ha camminato tanto per trovarlo e ora è tutta lì attorno a Lui e ai suoi discepoli.
Siamo nel pomeriggio, Gesù comprende bene i bisogni della gente anche se questa non li esprime; quella numerosa folla sono il suo gregge, Egli è il buon pastore, conosce le sue pecore, coloro che Egli ama perché gli sono care, le pecore conoscono Lui, ne sentono la voce e lo seguono.
Egli le conduce ai pascoli salutari, vigila su di esse e le difende da eventuali predatori, va in cerca di quella che si è smarrita.
Al discepolo Filippo, per metterlo alla prova, Gesù rivolge la domanda: “Dove potremo comprare il pane necessario per sfamare tutta questa gente?”. Gesù sapeva bene quello che stava per fare , era stato Lui stesso a disporre tutto fino nei particolari.
Nelle opere di grazia, di sapienza, di provvidenza e di salvezza, l’iniziativa è sempre di Dio; Egli è sempre il grande regista che tutto dispone, guida e porta a compimento. Umanamente parlando sarebbe stato difficile a chiunque provvedere in quel luogo e a quell’ora a dare da mangiare a tutta quella numerosa folla, ma a Dio nulla è impossibile.
Fra le gente vi è un ragazzi il quale ha cinque pagnottine di orzo , pane dei poveri, e due pesci arrostiti. Direi misteriosa la presenza di questo di questo ragazzino fra tanta gente, ha portato con se le provviste. L’apostolo Andrea fa presente a Gesù la pochezza del disponibile che ha questo ragazzo. Gesù lo aveva fatto muovere da casa e lo aveva attratto con la sua potenza per dimostrare a tutti che Egli sceglie, di preferenza, i piccoli e i poveri per manifestare la sua potenza.
Quel ragazzo non fa resistenza, come sarebbe stato ragionevole aspettarsi, ma quel che ha, piccola e povera cosa, la dona volentieri a Gesù per mezzo degli apostoli.
Ammiriamo la prontezza e la generosità del dono di questo fanciullo. Gesù chiede, anzi attende, anche poco, ma desidera che il dono sia fatto spontaneamente e con gioia. Il Divino Maestro prende quel poco che gli è stato messo a disposizione, invoca su di esso la benedizione ed ordina di distribuirlo alla gente che si è messa seduta per terra a gruppi di cento e di cinquanta.
Tutti ne mangiano a sazietà, e dall’insieme del racconto evangelico appare chiaro che Gesù ha compiuto un miracolo riguardo alla quantità ed alla qualità del pane e del pesce. La gente è contenta, resta ammirata ed esclama: “Questi è veramente il profeta che deve venire nel mondo”.
La gente sfamata era formata da cinquemila uomini, senza contare le donne ed i ragazzi.
Il prodigio operato da Gesù è stato grande e bello sì che il dono della provvidenza non solo basta a tutti i presenti, ma ne avanzano vari cesti che Gesù ordina di raccogliere e di portare via perché nulla vada perduto.
A questo punto ritengo di poter fare un gemellaggio tra il fatto della moltiplicazione dei pani e l’episodio delle nozze di Cana di Galilea. A Cana viene a mancare il vino, l’acqua fatta portare da Gesù nelle giare che erano nella sala viene trasformata in vino ottimo, sì che la festa nunziale chiuda in bellezza.
Sul monte manca il pane per tanta gente, quel poco e povero pane di orzo e i due piccoli pesci arrostiti, offerti dal ragazzino, sono trasformati, dalla potenza divina, in quantità e in qualità che la gente, rimasta ammirata, cercherà Gesù per farlo re.
Con un simile re la gente pensava che sarebbe stato risolto un grosso problema sociale ed economico quotidiano. Il miracolo più grande di questo Gesù lo opererà nella sua Pasqua trasformando il pane ed il vino che nutre il corpo che muore in Suo corpo ed in Suo sangue, pane vivo disceso dal cielo, che chi ne mangia non muore, ma riceve in sé il germe della risurrezione e della vita eterna.