Il Foglio Gennaio 2012

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GENNAIO 2012

La mia vita è Cristo – 1° parte

Nel ricordo di Amata di Gesù – anno 1993

di P. Agostino Bartolini

Le conversazioni di Amata con le amiche del vicinato, che quasi tutti i giorni feriali si riunivano nella sua casa situata in Via delle Lame, in una saletta a destra dell’ingresso e trasformata in laboratorio. Lavoravano tutte, ciascuna nella sua specialità, di preferenza, allora, andava molto a Campi la treccia di paglia, Amata e Carmen, che abitava con lei insieme alla mamma Carolina, erano camiciaie.

Le trecciaiole erano veramente brave e svelte nel loro lavoro, tanta era la pratica che avevano, da essere sicure e precise in quel che facevano, pur non tenendo lo sguardo fisso , ma guardavano in qua e in la, parlando fra di loro e ascoltando attentamente quel che veniva detto.

Amata si prendeva, ogni tanto, dei momenti di sosta per parlare con le amiche presenti di quel che sentiva in sé, e di quel che pensava fosse di utilità, di edificazione e di istruzione a chi l’ascoltava. Una delle varie conversazioni aveva per argomento la devozione. Amata diceva che spesso domandava a sé medesima che cosa fosse la devozione, parola spesso udita in chiesa e fuori. Ho sentito molte definizioni riguardo a questa cosa, diceva Amata, le ho ripensate, le ho vagliate, le ho confrontate, ho letto qualcosa al riguardo, specialmente la “Introduzione alla vita devota di S. Francesco di Sales”; ho pure chiesto delucidazioni su questo argomento al confessore, così mi sono fatta un’idea mia, non so quanto sia valida, ma la ritengo tale perché, mettendola in pratica, mi ci trovo a mio agio e sento che mi aiuta a stare unita al Signore.

Prima di tutto vi dico, carissime amiche, che la devozione o pietà, come si voglia chiamare, non è l’atteggiamento di qualche o di alcuni momenti della giornata o della settimana o del mese, ma è un atteggiamento continuo di vita, un atteggiamento di mente e di cuore orientati verso Dio come unico punto di riferimento, come unica sorgente di ogni bene, essendo Lui e solamente Lui l’autore e il datore di ogni dono.

La devozione, io l’intendo e cerco di viverla , come un rapporto di amore, di fiducia e di abbandono al Padre Celeste, alla sua provvidenza, alla sua sapienza e misericordia.  Quando inizio la preghiera insegnata da Gesù e dico “Padre Nostro che sei nei cieli”, sento nel mio cuore una forza che si innalza , mi sembra di essere una bambina che il Padre suo  tiene vicina, la prende per mano e se la mette in collo e l’abbraccia. In certi momenti della giornata  e della mia vita mi pare che il Padre Celeste non si prenda cura di me, ma è soltanto un’impressione che cerco di superare e di vincere perché sono sicura, per fede, che il Padre non abbandona nessuno, che non si dimentica di nessuno,che è sempre vicino a tutti e a ciascuno, che anzi è dentro di me perché mediante il Battesimo e la Cresima sono diventata tempio di Dio e che il suo Spirito è in me. In corpo ed in anima sono tempio dell’Altissimo; amiche carissime anche voi siete tutte come me perché Dio non fa discriminazioni per nessuno! Dio non ci tratta secondo i nostri meriti, ma secondo la sua misericordia e secondo un piano di vita e di santità che Egli ha stabilito per la sua Chiesa, tutte noi, indistintamente, siamo la Chiesa di Gesù, membra del suo corpo mistico, una sola cosa con Lui.

Facendo dei paragoni, per spiegarmi e per farmi capire meglio, voi, carissime, siete tutte sposate, quindi mi comprendete, anzi siete in condizioni di farmi da maestre, di insegnare a me che sono una povera ragazza quasi sempre malata e mezza rintontita, però cerco di ragionare, di rendermi conto della realtà, rifletto, medito, prego ed invoco lo Spirito Santo con umiltà e perseveranza a concedermi luce e sapienza al fine di approfondire la conoscenza dei misteri di Dio, la conoscenza di tutto ciò che riguarda il mio rapporto con Lui. Ho bisogno di conoscere Gesù, lo sento questo bisogno, per amarlo di più, per amarlo meglio, perché nella conoscenza di Cristo e nell’amore di Lui vi è la nostra vita, vita ora nel tempo, vita nell’eternità; Gesù lo afferma con forza e con chiarezza: “Io sono la vita”.

Allora, ritornando ai paragoni o esempi come vi ho già detto, ricordiamo che noi siamo la Chiesa di Gesù, siamo, come Chiesa, la sposa di Gesù. Ora, fra due sposi che veramente si vogliono bene, vi è fra di loro un continuo pensarsi a vicenda, vi è piena condivisione di pensieri, di affetti, di scopi, vi è una perfetta comunità fondata sull’amore, vi è una comunione, vi è un’unione. Tutto questo cammino spirituale è Gesù con la sua grazie che ci consente di farlo, è Lui, mediante il sacramento dell’Eucarestia, che si dona a noi, che ci incorpora a sé, di modo che di due diventiamo una sola cosa.