Il Foglio Giugno 2012

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GIUGNO 2012

PER I GRUPPI DI PREGHIERA

di P. Agostino Bartolini

L’uomo è stato creato sociale, cioè per vivere insieme agli altri suoi simili.

La solitudine è una brutta situazione moralmente parlando, la solitudine, specialmente quella interiore, è un pericoloso stato d’animo che non rende contento l’uomo, che gli provoca disagio che lo può condurre a forme di depressione psicologicamente tanto forti da non farlo essere più consapevole e responsabile delle proprie azioni.

L’avere qualcuno vicino, il sentirsi moralmente e spiritualmente altri accanto, il pensiero che altri ci pensano, la certezza che altri ci amano e sono disposti a venirci in aiuto in caso di bisogno, infonde nel cuore consolazione e coraggio.

Se questo è valido nel campo puramente umano, molto di più lo è nell’ambito spirituale e cristiano. E’ un’esperienza che, più o meno, sono in molti a farla e a constatarne la validità e l’efficacia.

Se andiamo alla rivelazione rivelazione divina e all’esempio che ci hanno lasciato Gesù, gli apostoli e i santi ci rendiamo conto, bene, dell’importanza e della preziosità della vita di insieme nelle sue molteplici espressioni.

Il Salmo 132 ci ripete e ci fa cantare: “O quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano, si ritrovino insieme!” Perché quando essi sono insieme fraternamente, si riuniscono nell’assemblea della Chiesa, si sentono concordi nella carità ed in un solo volere. In questa condizione si sentono consolati ed incoraggiati dalla certezza che il Signore è in mezzo a loro, come Egli stesso ha assicurato: “Là, dove sono due o più persone riunite nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

Leggiamo, nel Libro degli Atti degli Apostoli che, agli albori della predicazione apostolica questo grande precetto era molto sentito ed applicato.

Si dice infatti: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo ed un’anima sola”.

Badiamo bene, il testo sacro non dice pochi o molti, ma la moltitudine, quindi tutti, tutta l’assemblea, senza alcuna distinzione di sesso o di età. In realtà bene si conviene al popolo di Dio sentirsi fratelli di un unico Padre, sentirsi una cosa sola nel medesimo spirito, lo Spirito Santo, sentirsi e considerarsi tutti membri di un solo corpo, il Corpo Mistico di Cristo, dalla quale ognuno riceve energia, vita e capacità e disposizione di compimento di quella mansione che ciascuno è chiamato a svolgere secondo la natura e la misura della grazia donata dal Signore.

Anche il profeta Isaia, a nome di Dio, fa al suo popolo la seguente esortazione: “Rallegrati Gerusalemme e fate una grande riunione”.

Il vocabolo “Gerusalemme”, qui non indica la città, ma il popolo tutto intero, quale figura e profezia della Chiesa che è il popolo della nuova ed eterna alleanza.

A questo punto per istruzione e consolazione di tutti coloro, uomini e donne, che formano Gruppi di Preghiera e si ritrovano periodicamente per l’ascolto della Sacra Scrittura, per la preghiera comunitaria e per un trattenimento familiare o fraterno, si ritiene utile ed opportuno riportare vari passi scritturali che servono ad illuminare ed a rafforzare la mente ed il cuore di quanti hanno scelto di seguire, per quanto il cambiamento di tempi lo consente, la prassi della Comunità della Prima Pentecoste.

Ricordiamo – prima di tutto – che come cristiani siamo la chiesa di Cristo, suo corpo mistico e sua sposa, siamo quindi la chiesa che offre a Dio un sacrificio di lode, un sacrificio di supplica, di ringraziamento, di adorazione, di riparazione, di espiazione.

Andiamo, come abbiamo detto, all’ascolto dei passi biblici che illuminano e consolano: “Essi ascoltavano – con assiduità – l’insegnamento degli Apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme. Lodavano Dio ed erano ben visti dalla gente. Di giorno in giorno il Signore faceva crescere il numero di quelli che giungevano alla salvezza”. (Atti, 2, 42-47)

“Il messaggio di Cristo, con tutta la sua ricchezza, sia sempre presente in mezzo a voi. Siate saggi e aiutatevi l’un l’altro a diventarlo. Cantate a Dio salmi, inni, cantici spirituali, volentieri e con riconoscenza. Tutto quello che fate, parole ed azioni, tutto sia fatto nel nome di Gesù, nostro Signore; per mezzo di Lui ringraziate Dio nostro Padre”. (Colossesi 3, 16-17).

Ancora: “Innanzi tutto ti raccomando che si facciano preghiere a Dio per tutti gli uomini: suppliche e ringraziamenti e domande. Bisogna pregare per i re e per quelli che hanno autorità affinché si possa vivere una vita tranquilla, in pace, una vita dignitosa, dedicata a Dio. Tutto ciò è buono e piace a Dio nostro salvatore. Egli vuole che tutti gli uomini arrivino alla salvezza ed alla conoscenza della verità. Dunque, voglio che in ogni luogo gli uomini facciano preghiere, senza collera o rancore. Così preghino anche le donne, con abiti decenti, con modestia e semplicità”. (I° Timoteo 2, 1-9).

Giova molto la perseveranza nelle decisioni prese. Ascoltiamo: “Inoltre cerchiamo di incoraggiarci nell’amore e nelle opere buone. Non smettiamo di frequentare le nostre riunioni; non facciamo come alcuni che hanno preso l’abitudine di non venire. Invece esortiamoci a vicenda tanto più che, come vedete, il giorno del Signore è oramai vicino”. (Ebrei 10, 24-25).

Riguardo all’eccellenza della Sacra Scrittura e alla somma utilità di leggerla e meditarla per farne regola di vita pratica quotidiana, ascoltiamo: “Tutta la Scrittura, infatti, è ispirata da Dio e utile all’insegnamento per convincere, per correggere e formare alla giustizia perché l’uomo di Dio sia completa e ben preparato per ogni opera buona”. (II° Timoteo 3, 14-16).