Il Foglio Maggio 2012
MAGGIO 2012
LA GRANDE PROMESSA – 2
di P. Agostino Bartolini
Uno dei desideri più sinceri e profondi dell’animo umano, sia per se stesso, sia per le persone care, è quello di una vita lunga e serena. Anche nel modo comune di porgere un affettuoso augurio a qualcuno vi è l’espressione: “salute e vita lunga”.
L’uomo è creato per la vita, la morte fisica non è creatura di Dio, è la conseguenza amara della colpa, di una libera scelta dell’uomo contro le indicazioni divine. Solo Dio è la vita, chi rimane in Lui rimane nella vita e la vita rimane in lui, come afferma l’evangelista Giovanni riguardo all’amore: “Dio è amore, chi resta nell’amore rimane in Dio, e Dio rimane in lui”.
Chi si allontana da Dio si allontana dalla vita e cade nella morte, poiché la vera morte è la lontananza da Dio, il non amore a Dio. Come il tralcio vive e porta frutto finché rimane attaccato alla vite dalla quale riceve la linfa vitale, l’energia, la sua fecondità e bellezza, mentre se viene tagliato da essa diventa sarmento secco che non serve altro che per alimentare il fuoco della fornace.
Dio è padre , è luce, è amore, è vita, è volontà di recupero e di salvezza, non vuole che l’uomo muoia, ma che torni sinceramente a Lui e che riabbia la vita, la vera vita, non la vita materiale che muore, ma la vita spirituale che non muore, e lo riveste di grazia e di splendore, lo fa sedere alla mensa che Egli stesso ha preparato nella quale tutti a i commensali, che sono gli uomini. Egli offre il pane della vita ed il vino della salvezza, l’Agnello Immacolato, Cristo Gesù, sacrificatosi ed offertosi quale sacrificio puro a Dio ed alimento vivo e vitale agli uomini per unire in sé medesimo Dio all’uomo e l’uomo a Dio, per fare dei due amori, quello divino e quello umano, un amore solo, l’amore divino che divinizza l’essere umano con le sue potenze e le sue capacità.
L’uomo, dice la Sacra Scrittura, mangia il pane degli angeli, essi sono in cielo rivestiti di grazia , di potenza e di luce ed animati dall’amore verso Dio; sempre pronti al compimento della Sua volontà. Anche l’uomo è destinato e chiamato, nel programma divino, ad essere in cielo come un angelo di Dio, lo afferma Gesù rispondendo ai sadducei che lo contestavano riguardo alla risurrezione.
Per tanto, fin dall’esistenza terrena, Dio offre all’uomo l’alimento che lo conserva per la vita terrena. O mistero e sacramento veramente ammirabile ed immensamente superiore alle esigenze e speranze del cuore e dello spirito dell’uomo.
Dio agisce sempre da pari suo; il suo amore, la sua sapienza, la sua potenza, la sua generosità non hanno limiti e distano dal nostro modo di pensare, di amare e di donare quanto il cielo dista dalla terra . Dio, essendo l’eterno e l’onnipotente, non poteva dare di più all’uomo come nel donare a lui tutto se stesso, in Cristo, mediante il sacramento del suo corpo e del suo sangue, il dono di Cristo intero, Lui veramente uomo e veramente Dio, unica via per andare al Padre, unico mediatore fra Dio e l’uomo.
Adesso cerchiamo di concentrarci nell’intimo del nostro spirito, mettiamoci in atteggiamento attendo e devoto ascolto, perché parla il Maestro Divino, Gesù, Lui che il Padre ha mandato quale “Emmanuele”, Dio con noi, per rimanere in mezzo a noi, per donarsi a noi, per offrirsi per noi, per unirci a se nel dono del suo amore, per trasformarci in se, ed in se stesso unirci al Padre in modo la nostra unione col Padre sia perfetta.
La vita vera infatti è tutta qui: Dio in noi e noi in Dio, Dio tutto in tutti. Allora ascoltiamo il Divino Maestro che parla a tutti , agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. Egli è la verità, la luce e l’amore, accogliamolo in noi, Egli ci invita alla sua cena, Egli si dona a noi così com’è; noi doniamoci a Lui, così come siamo, nell’amore stabiliamo con Lui una vita di comunione, di intercomunione.
“Gesù disse: Io sono il pane che dona la vita. Chi si avvicina a me con fede non avrà più fame; chi ripone la sua fiducia in me non avrà più sete. Tutti quelli che il Padre mi da si avvicineranno a me e chi si avvicina a me con fiducia, io non lo respingerò. Non sono venuto dal cielo per fare quello che voglio: devo fare la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno”.
Il Divino Maestro prosegue dicendo: “Io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo: chi ne mangia non morirà. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre. Il pane che io gli darò è il mio corpo dato perché il mondo abbia la vita. Io vi dichiaro una cosa: se non mangiate il corpo del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e bene il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, perché il mio corpo è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me ed io rimango unito a Lui. Il mio Padre è la vita, io sono stato mandato da Lui ed ho la vita grazie a Lui, così chi mangia me avrà la vita grazie a me. Questo è il pane disceso dal cielo “.
All’ascolto della parola di Gesù molti dei suoi ascoltatori s’indignarono e si scandalizzarono a sentire parlare in questo modo, dicevano: “E’ assurdo Come può darci costui da mangiare la sua carte?”. La conclusione fu che si allontanarono da Lui, ed anche molti dei discepoli non andarono più con Lui.
I dodici rimasero incerti sul da fare. Gesù li pone ad un’alternativa: “O con me, o lontano da me”.
Lui è la vita, lontano da Lui vi è la morte. Nell’incertezza che può presentarsi anche a noi, rispondiamo sinceramente come rispose Pietro agli altri: “Signore, da chi andremo ? Tu solo hai parole di vita eterna. Ed ora noi crediamo e sappiamo che sei quello che Dio ha mandato”. (dal Capitolo 6 di Giovanni).