Il Foglio Giugno 2013

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GIUGNO 2013

MISERICORDIA E NON SACRIFICI

di P. Agostino Bartolini

 

L’uomo, essendo creato ad immagine e somiglianza di Dio, ha, sottointeso, il dovere di fare risplendere in sé medesimo questa divina immagine che porta impressa; è indispensabile allora che l’uomo abbia lo sguardo fisso in Dio per contemplarlo e per comprenderlo, nei limiti del suo possibile, e confrontarsi, continuamente, con Dio per verificare se egli rispetta in sé l’immagine del modello divino al fine di regolarsi e prendere tutti quei provvedimenti, modi e misure, per armonizzarsi con il suo Creatore.

L’uomo, ogni uomo, per vocazione divina, per natura sua è chiamato alla santità, è chiamato alla perfezione; quale esemplare o modello  per questo cammino da fare e per questa meta da conseguire Dio presenta sé stesso all’uomo. Non potrebbe essere diversamente, nulla e nessuno può essere anteposto a Dio, sarebbe uno svalutarlo, un ridurlo a dimensioni, Egli che solo amore e luce ha per confine.

Dio è la pienezza dell’essere; non vi è nessuno che gli possa stare alla pari, tanto meno non vi può essere nessuno che gli sia superiore. Pertanto Dio propone sé stesso quale modello da imitare e quale meta da raggiungere.

Se consideriamo Dio e lo contempliamo con semplicità ed amore, col sincero desiderio di conoscerlo in profondità ed in altezza per poterlo imitare in qualcuno dei suoi attributi, veniamo a conoscere, dietro la guida delle Sacre Scritture, che l’attributo che Dio stesso esorta  ad imitare di Lui è la “misericordia”; e proprio questa caratteristica Dio ce la presenta come sua perché lo imitiamo e così vivendo ed operando ci incamminiamo per la via della santità che è l’unica che porta alla salvezza, cioè l’unica che conduce l’uomo al suo cammino di ritorno a Dio.

Il rapporto dell’uomo con il suo Dio, l’unico e vero Dio, non può limitarsi ad un insieme di gesti esteriori di culto anche se belli e rispettabili sotto molteplici aspetti. Dio non gradisce l’esteriorità dell’uomo, ma desidera che l’uomo abbia con Lui un rapporto di vita interiore che si concretizzi nella fede in Lui , nell’amore a Lui, nel compimento della sua volontà, nell’imitarlo nel vivo desiderio di assomigliare a Dio, di essergli vicino e di immedesimarsi in Lui, vivere in Lui ed adorarlo in spirito e verità, perché così il Padre Celeste vuole i suoi adoratori.

Per schiarirci le idee a questo riguardo, per crescere nella conoscenza del mistero di Dio riguardo alla ns. vita pratica di ogni giorno, andiamo all’ascolto attendo e devoto di alcuni brani sia dell’Antico che del Nuovo Testamento nei quali Dio ci indica e ci esorta sul come agire.

Cominciamo col patriarca Abramo al quale il Signore appare e gli dice: “Io sono Dio onnipotente, cammina davanti a me e sii integro”. (Genesi 17, 1).

Camminare davanti a Dio, camminare alla sua presenza significa vivere ed agire con fede e con perseverante amore secondo la volontà divina manifestata all’uomo attraverso la parola.

Mosè, nel suo cammino insieme al popolo di Israele, verso la Terra Promessa, prega Dio perché gli si riveli, perché si facci conoscere. L’uomo che sinceramente ama Dio sente in sé forte l’esigenza di conoscerlo perché non c’è amore senza conoscenza.

In risposta alla supplica di Mosè ecco come Dio gli risponde e come a lui si rivela, ascoltiamo: Mosè a Dio: “Mostrami la tua gloria!”. Il Signore risponde: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore. Proclamerò il mio nome. Tu non potrai vedere il mio volto perché nessun uomo può vedermi e rimanere in vita”.

Dio indica a Mosè come fare in quel solenne momento, passandogli accanto proclama il suo nome, una caratteristica del suo nome, cioè una caratteristica di sé stesso, la misericordia. “Il Signore passò danti a lui esclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, siccome Dio è paziente punisce per correggere e guarire, che castiga la colpa dei padri nei figli  e nei figli dei figli fino alla quarta generazione”. (Esodo capitoli 34 e 35).

Dio parla ancora a Mosè e gli affida un messaggio per tutto il popolo, ecco le parole divine: “Il Signore disse ancora a Mosè: “Parla a tutta la comunità degli israeliti e ordina loro: siate santi perché Io, il Signore Dio vostro sono santo”. (Levitico 19, 1-2).

L’arcangelo Raffaele, rivelandosi al vecchio e al giovane Tobia dice loro: “Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che il molto con inganno. Meglio l’elemosina che mettere da parte l’oro. L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato”. (Tobia 12, 8-9).

Per mezzo dei profeti il Signore esorta tutti a ritirarsi dal male e alla pratica di una vita interiore di sincerità, di giustizia e di carità; ecco le parole profetiche a questo riguardo: “Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. Anche se i vostri peccati fossero cono lo scarlatto , diventeranno bianchi come la neve. Se fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana”. (Isaia 10,16-19).

Terminiamo la nostra meditazione ascoltando una parte del bellissimo discorso programmatico di Gesù, il Discorso della Montagna o delle Beatitudini: “Avete inteso che fu detto: amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, che merito avete? Non fanno così anche i Pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. ( Mat. 5, 43-48).

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