Il Foglio Luglio 2013

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LUGLIO 2013

RITORNO A CASA

di P. Agostino Bartolini

 

La frase: “tornare a casa” e la realtà del ritorno contengono un’infinitesima gamma di intensità, di altezza e di profondità di sentimenti che sarebbe assai difficile numerare e descrivere nelle sue molteplici sfaccettature.

Si va da un minimo, almeno così pensiamo noi, dal ritorno a casa, ogni giorno, dello scolare e dello studente dopo le ore di lezione, dal ritorno dell’operaio o dell’impiegato dopo il turno di lavoro, del ritorno a casa dopo un periodo di ferie al mare, ai monti o in campagna o dopo un viaggio all’estero per ragioni di lavoro, di studio i per qualche altro motivo e si arriva al ritorno a casa di una persona che è stata lontano, anche se non per molto tempo, ed ha incontrato difficoltà e pericoli di ogni genere; come il ritorno di un militare dai campi di battaglia, o il ritorno di una persona che ha riportato successi e fortune.

Il ritorno a casa è sempre il ripetersi di un incontro tra persone che si conoscono, che si amano, che gioiscono e soffrono insieme, fra persone insomma fra le quali intercorrono rapporto e legami di amore, di sangue, di aiuto reciproco, di  comunione, di insieme a tantissimi livelli e dimensioni.

Questo avviene nella storia dell’uomo ogni giorno, la piccola corna e la grande cronaca, la storia di ogni paese e di ogni luogo è ricca di avvenimenti di questo genere.

Anche nell’ambito morale e spirituale i fatti che sono stati sopra ricordati avvengono moltissime volte, in ogni tempo e luogo, però con diversità di dimensioni e modalità, siamo in tempo di  Quaresima, ricordiamo che ciascun uomo è pellegrino sulla terra, non abbiamo qui una stabile dimora, ma ne andiamo cercando una futura.

L’austero rito dell’imposizione delle Ceneri,  il primo giorno di Quaresima, ci ha ricordato, chiaramente, questa realtà: “Ricordati, uomo, che sei polvere, ed in polvere ritornerai”.

La constatazione e l’esperienza quotidiana ci mette davanti a questa realtà che riguarda – personalmente – tutti, nessuno escluso.

Ogni uomo viene da Dio, e volente e nolente, a Dio ritorna dopo un limitato numero di giorni trascorsi nel periodo della sua esistenza terrena.

Tutti ritorniamo a Dio, tutti inevitabilmente dal tempo sconfiniamo nell’eternità. E’ interessante veramente pensare, preparare e compiere nel miglior modo possibile il ritorno alla casa dell’eternità, il ritorno al Padre che ci pensa, che ci ama e ci attende, il ritorno in seno alla famiglia vera, alla patria eterna, al regno in cui i cittadini sono gli angeli e i santi.

Questo ritorno è il fine per cui siamo stati creati, redenti e santificati dalla grazia dei sacramenti.

Può darsi, non c’è da meravigliarsene, che, duranti il corso dell’esistenza terrena, l’uomo o per ignoranza o per errore o involontariamente smarrisca la strada giusta, sbandi, si allontani e corra seri rischi di perdersi.

Nonostante il rischio della vita terrena ed i pericoli a cui l’uomo può andare ed in realtà va incontro, Dio onnipotente, padre di misericordia e di amore, la cui volontà e la cui azione è sempre recupero e salvezza attraverso una meravigliosa molteplicità di mezzi e di modi, s’impegna e fa di tutto perché l’uomo smarrito ritrovi la via, ritorni sui suoi passi, si rimetta nel giusto sentiero, vi perseveri e giunga, felicemente, alla festa eterna, alla casa dov’è attesa, alla famiglia e comunità beata dove la pace è sicura e la gioia è perfetta.

La misericordia di Dio padre non ha limiti, ce lo ha dimostrato con l’inviare – in mezzo a noi – il suo Verbo Eterno fattosi uomo, il dolcissimo Cristo per noi morto e risorto; ascoltiamo la voce dello Spirito Santo: “Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore, Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come il padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. Perché Egli sa di che siamo plasmati, e ricorda che noi siamo polvere”. (Salmo 102, 8-14).

Ascoltiamo alcuni pressanti inviti al ritorno che Dio ci rivolge per mezzo del profeta Osea: “Così dice il Signore: torna Israele al tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore e ditegli: togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene e ti ringrazieremo cantando la tua lode”.

Ancora un invito paterno: “Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò di vero cuore perché la mia ira si è allontanata da loro. Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda, poiché rette sono le vie del Signore”.

Allora facciamoci animo, rimuoviamo ogni indugio ed ogni dubbio e decidiamoci dicendo: “Venite, ritorniamo al Signore; affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno e come la pioggia di primavera che feconda la terra”.

Dal Vangelo abbiamo le bellissime parabole del ritorno del figliol prodigo e della generosa accoglienza che il padre gli riserva, la parabola della pecorella smarrita, della moneta ritrovata. Abbiamo i bellissimi episodi della conversione di Matteo, di Zaccheo, della donna samaritana, del perdono accordata alla donna adultera, del paradiso assicurato al buon ladrone.

Ascoltiamo l’invito di Cristo che ci ripete: “Venite tutti a me voi che siete affaticati e stanche, e troverete pace alle anime vostre”.

Pace nel tempo e pace nell’eternità.

 

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