Il Foglio Ottobre 2013
OTTOBRE 2013
LA SCALA DELL’AMORE
NEL RICORDO DI MARGHERITA DELLA SS. EUCARESTIA
di P. Agostino Bartolini
Fra gli scritti di Margherita della SS. Eucarestia, che ancora si conservano, vi sono frequenti accenni alla virtù della carità o dell’amore, quello vero, considerato sotto molteplici aspetti; anzi, rimettendo assieme alcuni suoi appunti, si viene a formare un piccolo trattato su questo importante argomento, anzi direi meglio che si può formare una scala che, partendo dalla terra, arriva fino al cielo, proprio come la scala sognata da Giacobbe mentre era in viaggio verso i suoi lontani parenti che abitavano nell’attuale Mesopotamia, o terra tra i due fiumi, i due fiumi che la Bibbia a volta ricorda essere il Tigri e l’Eufrate.
Allora cominciamo a seguire questa scala come la descrive e la indica Margherita la quale, nelle sue conversazioni, si appoggiava sempre ad un episodio della Sacra Scrittura o ad una frase di essa.
Per questa scala si parte dell’episodio evangelico che riporta l’incontro di Gesù con un giovane, il quale domanda al Maestro Divino cosa deve fare per avere la vita eterna. (Confr. Mt. 19, 13-30).
Gesù risponde al giovane: “Se vuoi andare alla vita eterna osserva i comandamenti di Dio”.
Tali comandamenti non sono un’imposizione autoritaria all’uomo, ma sono un’indicazione di verità, di vita e di amore da parte di Dio verso l’uomo creato a sua immagine e somiglianza, un’indicazione paterna all’uomo pellegrino sulla terra in cammino verso la salvezza.
Dio è padre sapiente e provvidente perciò dona ai suoi figli tutti quei mezzi e quegli aiuti di verità e di grazia che, se l’uomo li utilizza dovere, lo aiutano moltissimo a vivere come vuole Dio e a portare a felice compimento il suo viaggio di ritorno a Dio.
Seguendo sempre gli scritti di Margherita troviamo, all’inizio della salita della scala che essa s’impegna a fare e ad invitare altri a seguirla, la notissima citazione del Deuteronomio nel brano così detto “Ascolta”; brano che era la formula di fede del pio israelita e la preghiera che egli doveva recitare alcune volte al giorno e doveva insegnarla ai suoi figli; ecco il testo sacro: “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. Questi precetti che oggi ti do ti siano fissi nel cuore, li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti alzerai e quando ti coricherai”. (Deut. 6, 4-7).
L’apostolo Giovanni, nella sua prima lettera, afferma che Dio è amore, chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. Allora, cercando di comprendere il comandamento dell’amore, di praticarlo e di viverlo con perseveranza, l’anima, pur essendo sulla terra, vive in un clima di beatitudine perché essa diventa tempio di Dio, e Dio rimane in lei ed essa rimane immersa in Dio, entra cioè, fin da ora, nel gaudio del suo Signore.
Adesso iniziamo anche noi questa salita per questa meravigliosa scala.
IL PRIMO GRADINO consiste in questo: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te! Spieghiamoci meglio: non pensare, non coltivare sentimenti, non dire parole, non compiere azioni che tu non vorresti che altri avessero o compissero riguardo a te. La carità, l’amore non va praticato solo esteriormente, ma esige una pratica interiore.
IL SECONDO GRADINO è: fai agli altri quello che tu desideri che essi facciano nei tuoi confronti, cioè abbi rettitudine di pensieri, purità di sentimenti, giustizia e bontà di parole e di azioni, ricordando bene ciò che tu fai ad uno dei tuoi simili – anche il più piccolo ed il più umile e meschino – Gesù lo ritiene fatto a sé!
IL TERZO GRADINO della scala della carità che abbiamo cominciato a salire è: dona agli altri ciò che ti avanza! E’ Gesù stesso che esordisce a far questo: “Ciò che vi avanza datelo ai poveri “. Eppure, se ci badiamo ed esaminiamo, abbiamo sempre qualcosa da donare a chi non ne ha. Qui non si tratta solo di soldi, di pane o di vestiario, ma anche di tempo, di salute, di forza, di consiglio, di compagnia, di assistenza, di fraterno ammaestramento, la pratica cioè delle opere di misericordia spirituali che, riteniamo giusto, riportiamo appresso: “consigliare i dubbiosi, insegnare a chi non sa, ammonire caritatevolmente e fermamente chi sbaglia, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i defunti”.
IL QUARTO GRADINO è: dare anche se poco, ma darlo con gioia! In se stessa la cosa data ha un valore relativo, il suo valore ed il suo gradimento aumentano a seconda del modo con cui la medesima cosa viene presentata ed offerta. Nella Sacra Scrittura vi è la frase: “Il Signore ama chi dona volentieri”. A questo riguardo non possiamo fare a meno di rileggere l’episodio del Vangelo riportato da Luca (21, 1-4) “Poi Gesù, guardandosi attorno, vide alcune persone ricche che gettavano le loro offerte nelle cassette del tempio. Vide anche una povera vedova che vi metteva due monetine ci rame. Allora disse: “Vi assicuro che questa vedova, povera com’è, ha dato un’offerta più grande di tutti gli altri. Quelli, infatti, hanno offerto, come dono, quello che avevano di avanzo, mentre questa donna, povera com’è, ha dato tutto ciò che le rimaneva per vivere”.
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