Il Foglio Settembre 2013
SETTEMBRE 2013
IL CHICCO DI GRANO
di P. Agostino Bartolini
E’ una legge della natura che per ottenere un buon risultato, nelle varie forme di attività umana, occorra impegno, fatica, e sacrificio; anzi, più grande è il risultato che si desidera e più importante che esso è richiede un impegno maggiore, una fatica più grande ed anche il sacrificio aumenta.
E’ tipica la frase biblica dell’Antico Testamento: “Non vi è remissione, non vi è redenzione senza spargimento di sangue”.
Con questa espressione s’intende dire che senza sacrificio e senza impegno serio non si ottiene nulla! Più una cosa è preziosa e più cresce il suo prezzo. Sono le cose da poco che valgono poco e costano poco o nulla.
La natura ci offre molti esempi a questo riguardo, ne prendiamo alcuni perché ritengo che ci aiutino a comprendere meglio l’argomento che qui intendiamo prendere in considerazione per approfondirne la conoscenza e dalla sua meditazione trarne delle conseguenze pratiche per la nostra vita di credenti in Cristo e di suoi discepoli e seguaci.
Rifacciamoci dalla terra stessa. Questa, per diventare fertile ed affinché produca frutti necessari ed utili alla vita degli uomini, ha bisogno di essere dissodata, ripulita, lavorata a fondo con il coltro e con l’aratro; ha bisogno di essere sminuzzata e resa idonea ad accogliere il seme e farlo germogliare, crescere e fruttificare.
Prendiamo ancora l’uva e le olive; prima di ottenere il vino e l’olio l’una e le altre vanno colte, raccolte, pigiate, torchiate, frantumate. Così e soltanto così si può ottenere il prodotto desiderato.
Altro esempio tipico ce lo offre il grano, il frumento da cui si ricava il pane che è alimento comune per la stragrande maggioranza degli uomini sulla faccia della terra. Questo importantissimo cereale dalla mietitura al prodotto finito ha tantissimi passaggi: la trebbiatura, la vagliatura, la stagionatura, la macinatura, la stacciatura, l’impastatura, la cottura.
Purtroppo può capitare che chi mangia il pane non pensi neppure neanche minimamente ai passaggi obbligati che questo alimento ha dovuto fare prima di giungere – caldo e profumato – ad arricchire la mensa della famiglia; prima di diventare sostentamento per l’uomo.
Terminiamo la serie degli esempi con le fibre tessili; queste, siano naturali come la lana, il cotone, il lino, o artificiali – nella molteplicità e varietà di fibre sintetiche, prima di arrivare ad essere un prodotto rifinito, tessuto o maglia che esso sia, passano attraverso tante macchine, tanti trattamenti, tanta mano d’opera che bisogna conoscerne il procedimento per crederci.
Quello che si è detto ora in parte, limitandoci solo al campo umano, naturale, industriale o artigianale, si verifica in dimensioni e maniere diverse nel campo dello spirito.
I valori che riguardano l’uomo e ciò che a lui è necessario ed utile lo abbracciano in tutta la sua integrezza: spirito, anima e corpo, per il tempo e per l’eternità.
Dio, nella sua sapienza, provvidenza e misericordia, ha voluto ricapitolare e riassumere tutto in Cristo, il quale è stato inviato da Lui in mezzo agli uomini perché questi, attraverso Cristo, abbiano la luce, la verità, la redenzione, la grazia e la vita, la vera vita, la vita che non muore.
L’uomo ha bisogno di un alimento per la sua vita, non solo di un alimento che nutre il corpo che muore, ma assai più ha bisogno di un alimento, di un pane, che nutre l’anima che non muore.
Questo divino grano e questo meraviglioso pane è Cristo stesso, è Lui che afferma: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi ne mangia non muore”.
Per essere pane di vita r pegno di resurrezione, Gesù ha percorso una via, la sua via, la via che il Padre gli ha tracciato. Ascoltiamo, intanto, quanto di Lui si afferma nella Lettera agli Ebrei (5, 7 – 9). “Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo dalla morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio imparò l’obbedienza dalla cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”.
Gesù, parlando ai suoi discepoli, ed ai suoi numerosi ascoltatori, e parlando anche a noi, si paragona ad un chicco di grano che prima di diventare pane per la vita eterna degli uomini, deve attraversare molti e dolorosi passaggi che Egli definisce “la sua glorificazione”.
Ascoltiamo il Vangelo: “Gesù rispose: l’ora è venuta. Il Figlio dell’Uomo sta per essere innalzato alla gloria. Se il seme di frumento non finisce sotto terra e non muore, non porta frutto. Vi assicuro: chi ama la propria vita la perderà; chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. Gesù disse ancora: “Sono profondamente turbato. Che devo fare? Dire al Padre: fammi evitare questa prova? E’ proprio per questa ora che sono venuto. Padre, glorifica il tuo nome!”. Allora una voce disse dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”. Gesù rispose: “Quella voce non era per me, ma per voi. Ora comincia il giudizio per questo mondo: ora il demonio, il principe di questo mondo, sta per essere buttato fuori. Quando sarò innalzato da terra attirerò a me tutti gli uomini”. Gesù diceva: “quando sarò innalzato” per far capire che sarebbe morto sulla croce”. (Giov. 12, 23-33).
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