Il Foglio Aprile 2014
APRILE 2014
LA PASSIONE DI GESU’ CRISTO
di P. Agostino Bartolini
Parlando della passione di Nostro Signore Gesù Cristo la mente ed il cuore sono portati a ricordare, a meditare tutto quello che il Divino Maestro ha dovuto sopportare per mano dei cattivi, siano essi Giudei o no, nell’Orto dei Getsemani, nei tribunali di Anna e Caifa, nel pretorio del potere romano, l’ingiusta condanna a morte e la straziante morte di croce e la deposizione nel sepolcro per tre giorni.
Sì è vero, anzi è storicamente verissimo che Gesù ha sostenuto tutta questa somma di dolori e di sofferenze che ha dell’incredibile.
La parola “passione”, però, quando si tratta di Gesù, ritengo sia bene, per comprenderla meglio e farcene una ragione, per quanto a noi poveri uomini è possibile, considerala si come la somma di sofferenze e martirio inferto dalla cattiveria umana al mitissimo Gesù, agnello di Dio che si addossa il peccato del mondo, ma assai più ritengo giusto considerarla come grandezza dell’amore di Dio e della sua generosità e sapienza nell’affrontare e risolvere il problema dell’umana redenzione.
Passione di dolore e di morte sì, non intendiamo togliere nulla ad essa di quanto ha questo riguardo, ma anche passione di amore; Gesù è vero uomo e vero Dio, perciò agisce sempre da pari suo: Dio è amore.
La passione di Cristo, pertanto, è la soma dell’amore, della potenza, della volontà divina e della sua generosità nei confronti della salvezza dell’uomo, di ogni uomo, dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo.
E’ Gesù stesso che, nel discorso di Nicodemo, ci apre la ragione di questo mistero: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico figlio perché chi crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui. Mosè, nel deserto, alzò il serpente su di un palo, così dovrà essere innalzato il Figlio dell’Uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna.” (Giov. 3, 14-17).
Gesù non possiamo considerarlo quale vittima rassegnata alla sua passione e morte di croce, ma assai di più va considerato il re generoso e forte, l’eroe purissimo che coraggiosamente e liberamente sceglie e accetta quel tipo di combattimento contro le potenze dell’inferno e della morte per debellare, definitivamente, e strappare ad esse la preda che malvagiamente avevano usurpato. E’ il re, Gesù, è il principe che eroicamente e vittoriosamente combatte per il recupero del suo regno e per consolidare, una volta per sempre, la conquista.
La passione di Cristo, così com’è avvenuta, era prevista e preordinata da Dio fin dall’eternità. Le antiche profezie ce ne danno ragione sia con segni, sia con la Parola. L’immolazione dell’agnello pasquale al tempo di Mosè in Egitto, è una bellissima figura, anzi è la figura tipo per antonomasia, della salvezza dall’azione dell’agnello sterminatore, del via libera per il popolo israelitico verso la terra promessa attraverso il passaggio del Mar Rosso.
La passione di Gesù non va pertanto vista sotto l’aspetto di un’indicibile tragedia umana, ma anche sotto l’aspetto di una meravigliosa regia divina. Gesù, spirando sulla croce, grida ad altra voce. “Tutto è compiuto.”
Sono compiute tutte le profezie antiche che lo riguardavano, è compiuta la redenzione umana intesa e voluta da Dio, è riaperto il passaggio e la porta della salvezza per il genere umano. Ascoltiamo il Salmo 39, ci riporta la decisione e le parole del futuro Messia il quale si rivolge al Padre: “Sacrificio ed offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausti e vittima per la colpa. Allora ho detto: ecco io vengo. Sul rotolo del Libro di me è scritto che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore.” ((7-9).
Gesù chiama “glorificazione” la sua passione e morte e supplica il Padre che lo glorifichi in questo significato. Ascoltiamo Gesù medesimo: “Sono profondamente turbato. Che devo fare? Dire al padre: fammi evitare questa ora? E’ proprio per questa prova che sono venuto. Padre glorifica il tuo nome!” Allora una voce disse dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”. Gesù rispose: “Questa voce non è per me, ma per voi. Ora comincia il giudizio per questo mondo; ora il demonio, il principe di questo mondo, sta per essere gettato fuori. Quando sarò innalzato dalla terra attirerò a me tutti gli uomini.” Gesù diceva: “Quando sarò innalzato” per far capire che sarebbe morto su di una croce.” (Giov. 12, 27-33).
Gesù, obbediente al Padre, ha scelto liberamente di morire crocifisso. Nessuna potenza avrebbe mai avuto il potere di farlo se Egli non lo avesse spontaneamente deciso ed accettato. Ascoltiamo ancora Gesù stesso: “Io sono il Buon Pastore: io conosco le mie pecore ed esse conoscono me, come il Padre mi conosce ed io lo conosco il Padre. Per queste pecore io do la vita. Per questo il Padre mi ama, perché io offro la mia vita e poi la riprendo. Nessuno me la toglie, sono io che la offro di mia volontà. Io ho il potere di offrirla e di riaverla. Questo è il comando che il Padre mi ha dato.” (Giov. 10, 14-18).
E’ tipica la frase di Gesù riportata dall’evangelista Giovanni: “Gesù, avendo amato i suoi, li volle amare fino all’estremo.”
Terminiamo con le parole della Scrittura: “Dio che crea e conserva in vita tutte le cose voleva portare molti figli a partecipare della sua gloria. Quindi era giusto che Egli rendesse perfetto, mediante la sofferenza Gesù, il capo che li guida verso la salvezza. Ed ora egli può venire in aiuto di quelli che sono nella tentazione, perché anche lui ha provato la tentazione ed ha sofferto personalmente.” (Ebrei 2, 10-18)
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