Il Foglio Gennaio 2015

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Gennaio 2015

UN SENTIERO DELLA GIOIA

di P. Agostino Bartolini

Mi pare che sia cosa difficile dare una definizione della parola “GIOIA” perché questa ha dimensioni molto grandi e direzioni diverse a seconda di come la s intende e la si cerca e desidera e a seconda del fine per cui è stata desiderata e cercata. Proviamoci, tuttavia, a dire qualcosa a tale riguardo rilasciando a ciascuno il pieno diritto di dissentire e di pensarla e cercarla secondo il suo intendimento e a suo piacimento.

Una delle possibili definizioni potrebbe essere la seguente: “la gioia è il pieno e sicuro appagamento delle aspirazioni, dei desideri, delle esigenze dell’uomo inteso come creatura ad immagine e somiglianza di Dio, composto di anima spirituale ed immortale e di corpo materiale  e mortale, però strettamente uniti fra di loro da formare un’unica persona, da formare l’uomo dotato di intelligenza, di volontà, di libertà con un destino terreno e soprannaturale”.

La parola “GIOIA” ha poi molti sinonimi, ne diciamo soltanto alcuni: felicità, pace, beatitudine, letizia, contentezza, gaudio, etc. I mezzi e la via per raggiungere questa meta hanno una grande varietà ed una grande diversità e possiamo dire contrarietà a seconda se ci limitiamo ad una gioia momentanea, di breve durata, limitata nel tempo, oppure ci si spinge oltre ciò che è terreno e temporale e si sconfina nel regno dello spirito, nell’eternità.

Il nostro intento, ora, è di parlare non della gioia momentanea e terrena, provocata da cose o avvenimenti esteriori all’uomo, ma di una felicità vera, spirituale ed eterna che ha il suo fondamento nella mente e nel cuore dell’uomo che crede in Dio, che aspira a Lui e s’impegna per giungere a Lui nella verità e nell’amore. Certamente la gioia vera non è una cosa di questo mondo perché sono molte, anzi moltissime e svariatissime, le circostanze in cui una persona, anche con i migliori requisiti per il possesso della gioia vera, può venire a trovarsi, come molti sono, o possono essere, gli stati d’animo in cui la persona medesima può trovarsi a vivere e ad agire.

La vera gioia possiamo paragonarla ad un seme, ad una piccola pianta, prima di giungere allo stato di crescita completa e di maturazione perfetta occorrono tempo ed il superamento di vari passaggi obbligati esempio molto bello e chiaro l’offre il bambino nel seno della madre, pur essendo egli già vero uomo fin dal primo istante del suo concepimento, prima di arrivare alla pienezza della crescita, ha bisogno di un lungo tempo e di trasformazioni, non sostanziali, perché egli è sempre il medesimo come uomo, ma ha da passare dal seno della materno alla luce di questo mondo mediante la nascita, ha da trascorrere i periodi dell’allattamento, della prima infanzia, della fanciullezza, della giovinezza e poi raggiungere l’età adulta. Così è della gioia: vi è lo stato di vita in questo mondo, imperfetto come una gestazione e vi è lo stato di vita nello stato ultraterreno ed eterno; lo stato perfetto, lo stato della piena maturità.

Intanto l’inizio è in questo mondo ed il cammino per giungere alla perfezione nell’eternità, soltanto Dio lo può indicare essendo Egli l’eterno che ha davanti a se, come un continuo presente, il passato ed il futuro. Dio, di fatto, ha rivelato all’uomo i sentieri della felicità. Tali sentieri sono indicati chiaramente nella Divina Rivelazione contenuta nei Libri Sacri della Bibbia. Ne accenniamo alcuni, poi ci soffermeremo su di uno con la speranza di tornare, in tempo più opportuno a parlare degli altri.

Il primo sentiero è nell’osservanza dei comandamenti di Dio, o Legge per eccellenza, com’è indicato nel capitolo 20 del Libro dell’Esodo e nel capitolo 5 del Libro del Deuteronomio, che significa: “Ripetizione della Legge”, da cui prendiamo quanto appresso: “Queste parole pronunciò il Signore parlando a tutta la vostra assemblea: badate di fare come il Signore vostro Dio vi ha prescritto perché viviate e siate felici a lungo nel paese che avrete in possesso”. (Det. 5, 22-33).

Un bellissimo sentiero, anzi direi il sentiero perfetto, è indicato da Gesù stesso, il maestro e modello di perfezione che Dio ha inviato agli uomini perché giungano a Lui, nel notissimo Discorso della Montagna o delle Beatitudini contenuto nel Vangelo di San matteo ai capitoli 5-7 e sintetizzato in maniera breve e bellissima al capitolo 5, 3-12.

Per ben otto volte il Divino Maestro dichiara coloro che sono beati. Gesù dice agli apostolo che esso sono chiamati e destinati alla gioia perfetta, ecco le parole divine: “Io vi assicuro che il Padre vi darà tutto quello che domanderete nel mio nome. Chiedete e riceverete, così la vostra gioia sarà perfetta”. (Giov. 16-20-24).

A questo punto penso che sia giunto il momento di indicare il sentiero che ci eravamo prefissati di presentare; tale sentiero, aperto a tutti, è l’osservanza della Legge Divina, osservanza integrale, sollecita, fiduciosa e generosa, attenendosi strettamente a quanto essa prescrive ed all’osservanza di quanto da essa naturalmente e logicamente deriva ed agli adattamenti che essa prende secondo le esigenze dei tempi e dei luoghi e secondo il cammino dell’uomo attraverso molteplici variazioni dei tempi riguardo a ciascuno secondo la natura e la misura della grazia ricevuta da Dio.

Tale sentiero è indicato dal Salmo 118 che possiamo chiamare il canto della Divina Legge, legge che è sapienza, armonia, sicurezza e salvezza. Dal suddetto salmo prendiamo alcune frasi: “Anche i tuoi ordini, Signore, sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti. Dirigimi sul sentiero dei tuoi precetti perché in esso è la mia gioia. I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia perché ho sperato nella tua parola. Venga su di me la tua misericordia ed avrò la vita perché la tua legge è la mia gioia. Se la tua legge non fosse la mia gioia sarei perito nella mia miseria. Angoscia e affanno mi hanno colto, ma i tuoi comandi sono la mia gioia. Mi venga in aiuto la tua mano poiché ho scelto i tuoi precetti, desidero la tua salvezza, o Signore, e la tua legge è tutta la mia gioia”. (Cifr. Salmo 118).

 

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