Il Foglio – Maggio 2016

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Maggio 2016

RIUNIAMOCI IN PREGHIERA

di P.Agostino Bartolini

Prima della sua ascensione al cielo Gesù si trattiene con i suoi discepoli e le persone che gli erano state più vicino per convincerli sulla veridicità della sua resurrezione, perché proprio su questo atto straordinario che dimostra, chiaramente, la sua natura e la sua potenza divina gli apostoli imposteranno la loro opera di evangelizzazione e di catechizzazione a tutte le genti. Sedendo con i suoi a mensa il Divino Maestro comanda loro di non allontanarsi da Gerusalemme fino a quando essi non abbiano ricevuto lo Spirito Santo mandato dal cielo. Gesù ascende gloriosamente al cielo per virtù propria e gli apostoli insieme ad altre persone, circa centoventi, fra le quali era presente Maria, la madre di Gesù, si riuniscono, probabilmente, nel Cenacolo, il luogo dove si era svolta l’ultima cena; ed, obbedienti alla parola del Maestro, si trattengono in preghiera. La riunione di preghiera quindi è il primo atto della chiesa nascente. La preghiera è l’elevazione dell’anima, della mente e del cuore a Dio, è un’unione con Dio, e proprio da questa unione con la sorgente di ogni bene la persona riceve luce, grazia, forza ed energia. Gli apostoli, riuniti attorno a Maria, obbedienti alla parola di Gesù, insegnano che la migliore preparazione a ricevere lo Spirito Santo promesso, che li renderà idonei alla predicazione del Vangelo a tutte le genti, è la preghiera comunitaria umile e fiduciosa, perché la dove sono due o più persone riunite nel nome di Cristo, Egli è in mezzo a loro che fa sua ed avvalora quindi la preghiera stessa che viene ad avere così una particolare forza di intercessione presso il cuore di Dio. Per la Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi è interessante guardare alla condotta degli apostoli nella loro permanenza di dieci giorni nel Cenacolo e come essa agiscono agli inizi del cammino della Chiesa stessa di fronte alle genti. Pietro raccoglie i presenti attorno a è e parla loro della necessità di eleggere uno al posto di Giuda che se n’è andato per conto suo. Viene fatta l’elezione preceduta dalla preghiera , e la sorte cade su Mattia il quale viene subito annoverato fra i Dodici. Pietro non vuole posti vuoti, nell’atteggiamento di Pietro si vede la volontà di Dio il quale esprime chiaramente che tutti i ruoli, se mancanti, devono essere aggiornati. Questo episodio del Cenacolo fa pensare a molte chiese parrocchiali senza sacerdote ed a tante canoniche vuote che vanno in rovina perché non curate da

nessuno e che, prima o poi, saranno impoverite e depredate con grave danno di quei fedeli, anche se pochi, rimasti sul posto. Perché tali chiese e tali canoniche, con le dovute precauzioni e garanzie, non vengono affidate a famiglie, a persone che le tengano aperte qualche ora al giorno, che ci si ritrovi anche in pochi per una preghiera comune, e da laici disposti e preparati, nei giorni stabiliti, dai quali si svolga la liturgia della parola e di distribuisca l’Eucaristia. I posti vuoti finiscono male, le case vuote diventano, piano, piano, case diroccate ed abitazione di topi, di serpi, di lucertole, di pipistrelli e di molti altri generi d’insetti come piattole e scorpioni. Di fronte ad un problema così grave che tende a crescere, deve sparire ogni resistenza, ogni remora ed incertezza. I battezzati ed i cresimati sono tutti dei consacrati a Dio e tutti possono esercitare il sacerdozio regale di Cristo, qualora e dove il sacerdozio ministeriale si fa raro e difficile. Siamo tutti

chiesa di Dio, suo popolo, sua nazione e sua stirpe, come afferma solennemente l’apostolo Pietro nella sua prima lettera. Cristo Gesù è venuto a demolire, fra uomo e Dio, ogni muro di divisone ed egli è presente in tutti e di tutti ha fatto uno solo in sé stesso col suo espandersi. La Chiesa della prima Pentecoste si trovò nella necessità di far fronte a nuovi bisogni, quindi ad istruire una diaconia, ad eleggere, cioè, persone idonee allo svolgimento delle mansioni di ordine materiale, fra le quali persone primeggia, per zelo e coraggio, Stefano, primo martire. Gli apostoli si riservano due cose, le cose più importanti, anche se apparentemente non sembrano, cioè la preghiera e la predicazione. E’ sempre l’apostolo Pietro che parla chiaro a questo riguardo, ed indica a tutti i successori degli apostoli e loro diretti collaboratori quale sia la loro specifica mansione nella Chiesa di Cristo. La preghiera e la predicazione guardando ai nostri tempi si ha l’impressione che la Chiesa sia una grande organizzazione assistenziale ed un complesso apparato culturale ed informativo. Si sa bene che la predicazione del Vangelo si fa anche attraverso l’esercizio delle opere di carità, con una saggia cultura e con l’uso sapiente dei mezzi d’informazione. L’impressione è che, a tutto, si debba dare importanza e la precedenza, perciò si moltiplicano all’infinito opere, istituti, associazioni, forme etc. di apostolato o di assistenza credendo, senz’altro di far bene e di fare opera da pionieri, ma intanto ci si divide, ci si frantuma, ci si arricchisce materialmente e ci si dà l’illusione di essere all’altezza dei tempi. Ma la preghiera che è il fondamento di ogni forma di vita apostolica? Il tempo riservato alla preghiera a quanto si riduce? La predicazione vera e propria del Vangelo di Cristo, l’approfondimento della conoscenza del suo mistero, la contemplazione di tutto ciò che riguarda Dio e la salvezza delle anime trovano tempo e spazio nella giornata degli uomini di chiesa? Ci siamo posti delle domande, domande che attendono una risposta. La risposta giusta, penso, più che aspettarsela da Tizio, da Caio e da Sempronio, la dà il mondo attuale nel quale viviamo, la dà la società di cui anche noi facciamo parte. Non illudiamoci, apriamo bene gli occhi: il mondo si sta secolarizzando o cristianizzando? La società, anche se non più rigida come prima , è permeabile alla verità ed alla grazia? La droga, l’aborto, il divorzio, il consumismo, l’indifferentismo il lassismo generale non dicono niente?

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