Il Foglio Luglio 2017
Luglio 2017
IL GIORNO DEL SIGNORE
di P.Agostino Bartolini
Disponiamoci con devozione ed amore a celebrare i misteri della nostra redenzione: la passione, la morte in croce e la sepoltura di Gesù, e prepariamoci a festeggiare, con gioia ed esultanza interiore e comunitaria, la è più grande solennità della Chiesa; la Pasqua di resurrezione, e cantiamo concordi: «Questo è il giorno del Signore! Alleluia, alleluia, ed andiamo con sollecitudine a portare a tutti, al mondo intero, a coloro che ancora attendono nelle tenebre e nell’ombra della morte, il lieto messaggio, il meraviglioso annunzio: Cristo è risorto, Cristo è risorto, Cristo è risorto vittorioso da morte, apriamo l’anima ed il cuore alla luce, alla speranza, alla gioia, alla vita». La celebrazione della pasqua mosaica comprendeva l’immolazione e la consumazione dell’agnello con un rito e un modo ben determinato, comprendeva la partenza dall’Egitto, terra di schiavitù e l’inizio del cammino attraverso il Mar Rosso, miracolosamente apertosi al passaggio del popolo ebraico, verso la terra promessa, quella terra che Dio, alcuni secoli prima, aveva promesso al patriarca Abramo ed alla sua discendenza. In quell’occasione il popolo, sotto la guida di Mosè, dopo lo scampato pericolo dell’inseguimento della cavalleria faraonica, innalzò il celebre canto pasquale, riportiamone alcune frasi: «Allora Mosè e gli israeliti cantarono questo canto al Signore: Voglio cantare in onore del Signore, perché ha mirabilmente trionfato gettando nel mare, cavallo e cavaliere. Mia forza e mio canto è il Signore, Egli mi ha salvato, Egli è il mio dio e lo voglio lodare, è il dio di mio padre e lo voglio esaltare! Dio è prode in guerra, si chiama si gnore. I carri del faraone ed il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come piombo in acque profonde. Guidasti con la tua forza questo popolo e lo hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora. Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua sede, Signore, ha preparato, santuario, Signore, che le tue mani hanno fondato. Il Signore regna in eterno e per sempre». (Esodo dal cap. 15). La Pasqua cristiana celebra l’intervento di Dio nella liberazione dell’intera umanità, non da una schiavitù di un re terreno, ma dalla schiavitù del peccato nella quale era caduta per istigazione e per macchinazione del demonio, assai più potente e tiranno del faraone d’Egitto. Il Mosè della nostra Pasqua, colui che ci ha liberati dall’oppressione e ci ha fatti incamminare verso la patria vera, la patria eterna, verso la vera libertà e la verità, è Gesù Cristo, verbo eterno di Dio. il Verbo Incarnato, l’Agnello Immacolato, colui che si è addossato i peccati del mondo affiggendoli per sempre alla croce nella sua santissima umanità. La nostra Pasqua si celebra nel triduo sacro della Settimana Santa ed il suo epilogo glorioso nella solennità della Resurrezione, nell’aura di un nuovo ed eterno giorno. E’ Gesù stesso che ci parla del mistero della sua Pasqua. Ascoltiamolo e meditiamolo e contempliamolo: «Ho tanto desiderato celebrare questa Pasqua con voi prima della mia passione». Gesù lava i piedi ai dodici e ripete loro: «Sapete perché ho fatto questo? Per darvi l’esempio dimodoché come ho fatto io così facciate anche voi». E porgendo loro il pane e il calice del vino pronunzia: «Prendete e mangiate questo è il mio corpo sacrificato per voi, prendete e bevete questo è il mio sangue sparso per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me». Gesù è l’amore, è venuto a predicare l’amore nella pratica del quale vi è la liberazione e la salvezza. Ai suoi discepoli li presenti e a tutti coloro che avrebbero creduto in Lui, attraverso la loro parola, Gesù da il comandamento nuovo: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Da questo il mondo riconoscerà che appartenete a me: se vi amerete scambievolmente». Gesù si porta nei Getsemani dove viene tradito da Giuda e arrestato dai soldati inviati dal Sinedrio, il maggiore tribunale ebraico. Viene condotto davanti ai giudici, è interrogato, viene schiaffeggiato, offeso, vilipeso e tradito da un apostolo che gli aveva giurato di essere fedele fino alla morte. Viene tacciato da bestemmiatore e, come tale, viene dichiarato meritevole di morte. Davanti al tribunale civile Gesù afferma: «Sono venuto a rendere testimonianza alla verità e chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». Assicura poi che il suo regno non è di questo mondo. Sulla croce il primo pensiero e preghiera di Gesù è per i suoi crocifissori, crocifissori che sono tutti gli uomini: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno». Al ladrone crocifisso accanto a Lui e che lo prega, risponde: «Oggi sarai con me in Paradiso». Gesù muore sulla croce, viene deposto e posto in un sepolcro nuovo offertogli da Giuseppe di Arimatea. La sera del venerdì, tutto il sabato e le prime ore della domenica il corpo martoriato di Gesù rimane nascosto nel sepolcro. Oh meraviglioso e misterioso silenzio! All’alba del primo giorno dopo il sabato Gesù risorge dal sepolcro chiuso, glorioso e vittorioso sulla morte e sulle potenze degli inferi, ed associa alla sua vittoria tutti i credenti in Lui e che lo amano. Cantiamo anche noi con la Chiesa, cantiamo per questo straordinario ed unico avvenimento, testimonianza di potenza, di vittoria e di gloria. Cantiamo allora: «Alla vittima pasquale, a Gesù, innalziamo un canto di lode. La vita e la morte si sono affrontate in uno straordinario duello: il re della vita che era morto, ora regna vivo e glorioso. Sappiamo che Cristo è veramente risorto dai morti, invochiamolo: o re nostro vittorioso, abbi pietà di noi ed associaci al tuo trionfo». Questo è veramente il grande giorno del Signore, esultiamo e, alternandoci, con gioia ripetiamo: «Alleluia, alleluia, alleluia».
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