Il Foglio Giugno 2018

Giugno 2018
PROVARE PER CONOSCERE
di P. Agostino Bartolini
[dm]90[/dm]
Possiamo affermare con buona parte di sicurezza che l’esperienza è maestra della vita, ci insegna cioè e ci fa conoscere di persona le cose come realmente sono nella loro natura e nella loro essenza. E’ importantissima ed insostituibile la scuola. Spesso la scuola ci dice che esistono materie da studiare, esempio letteratura, filosofia, arte, psicologia, mineralogia, astronomia, medicina, etc.; ma non arriva a dartene delle medesime cose una conoscenza profonda ed ampia. Prendiamo l’esempio da un esperto in scienza culinaria, in gastronomia, il quale avesse letto i migliori trattati antichi e moderni di molteplici modi di far da mangiare, e si trattenesse molto tempo a parlare ad altri di tutto il suo sapere. Si può essere certi che gli ascoltatori, anche se lui fosse un parlatore forbito ed affascinante, verrebbero a stancarsi e ad annoiarsi e piano, piano, andrebbero tutti via carichi di belle e sapienti parole e nella più. Prendiamo anche l’esempio di un bravo cuoco che sa meno del primo , sia riguardo alle ricette culinaria dei vari secoli, sia riguardo al modo di parlare, però nel mestiere sa bene il fatto suo, ad un gruppo di amici offre delle buone pietanze da lui stesso preparate; possiamo star sicuri che gli ospiti del secondo, avendole gustate, hanno capito meglio degli ascoltatori del primo cos’è la pastasciutta o una qualsiasi altra pietanza anche se ciò ad essi viene spiegato con meno parole.
I libri e l’insegnamento orale sono utili, come abbiamo detto, ,a per il loro completamento hanno bisogno della prova, dell’insegnamento sperimentale, e soltanto dopo un discreto tirocinio sperimentale l’uomo viene ad avere una giusta conoscenza della scienza che intende conoscere o della professione o mestiere che vuole esercitare. Questo che stiamo dicendo lo si riscontra in tutto il vastissimo campo dello scibile e dell’attività umana.
Come quanto sopradetto si applica nel campo professionale e artigiano che dir si voglia, molto più si applica nel campo religioso, morale, spirituale in tutto ciò che riguarda l’uomo sotto i suoi molteplici aspetti e sotto le varie angolazioni che lo si voglia considerare, prendere a cuore, conoscerlo, capirlo ed aiutarlo.
Facciamo degli esempi: per quanto riguarda Dio e ciò che a lui si riferisce, penso che me ne parli molto meglio un mistico quale S. Francesco, S. Bonaventura, S. Chiara, S. Teresa d’Avila, S. Maria Maddalena de’ Pazzi, che non un semplice teologo anche se ha studiato per anni molti libri ed ha fatto scuola a molti. Per capire l’esigenze, le necessità di un popolo e di una società non basta la lettura di molti libri di sociologia, di storia e di teologia, ma bisogna alzarsi dalla poltrona e scendere in mezzo al popolo, ascoltarlo attentamente, prendere parte alla sua vita, immedesimarsi nel popolo stesso, vivere, agire, soffrire col popolo, altrimenti si corre il rischio di essere delle bolle di sapone e dei palloni gonfiati, basta una sciocchezza a ridurre tutto a nulla. Ordinariamente l’uomo più che essere assistito e studiato e curato, ah bisogno di sentirsi qualcuno vicino che lo comprende, che lo accetta, lo ama,
che condivide la sua sorte.Per comprendere in profondità certi momenti della persona umana: miseria, ansia, degrado, emarginazione, fame, malattia, analfabetismo con i loro molti e devastanti complessi, è necessario scendere al suo livello, farsi come lui. Ogni uomo, ed in modo particolare il credente in Cristo, farà bene ad ascoltare la parola e ad imitare l’esempio del Maestro che dice: “Chi crederà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi avrà dato la propria cita per la causa del Vangelo, la salverà”. E ancora: “Tutto quello che avete fatto agli altri, lo avete fatto a me”.
Nella storia dell’umanità e nella storia della Chiesa abbiamo moltissimi e meravigliosi esempi a questo riguardo. Vogliamo terminare il nostro breve trattenimento riportando un brano della lettera agli Ebrei riguardo alla
persona e all’opera e al modo di Cristo che ci ha redenti mediante il suo amore, il suo sacrificio, il dono completo di sé: “E questo Cristo che nei giorni della sua vita mortale, offrì preghiere e suppliche, accompagnate da forti grida e lacrime a Dio padre, che poteva salvarlo dalla morte; ed è stato esaudito per la sua pietà. Ma sebbene fosse figlio (di Dio), imparò da ciò che sofferse, che cosa significa obbedire, sicché reso in tal modo perfetto, divenne principio di eterna salvezza per quelli che gli sono obbedienti, avendolo proclamato Dio sommo sacerdote al modo di Melchisedech”. (Ebrei 5, 7-10). Abbiamo ancora: “Crocefissero pure con lui due ladri, una alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Così si adempì la scrittura che dice: “E’ stato messo nel numero dei malfattori”. (Marco 15, 27- 29).
[dm]90[/dm]