Il Foglio Marzo 2018
Marzo 2018
L’ASSEMBLEA
di P. Agostino Bartolini
Un antico canto della liturgia della Chiesa, con poche parole, esprime la grandezza e l’importanza universale della vittoria che la vita, la vera vita, ha riportato sulla morte e le sue po- tenze. Ecco le parole della strofa di quel canto: «Morte e vita si affron- tano in un prodigioso duello. Il Si- gnore della vita era morto, ma ora vive e trionfa». La notizia di questa vittoria è riportata da Maria che, con i propri occhi, ha constatato l’avve- nimento. Anche noi domandiamole, ansiosi, di conoscere la verità, il sud- detto canto prosegue: «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla Via?». Ella risponde: «La tomba di Cristo vi- vente, la gloria di Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo mia speranza è ri- sorto». Si, ne siamo sicuri: Cristo è veramente risorto. E’ proprio questa la straordinaria e consolante notizia: la resurrezione di Cristo. Le forze del male e la potenza delle tenebre si erano allertate contro di Lui, vole- vano eliminarlo, farlo sparire defini- tivamente dalla faccia della terra, ma quando ormai si sentivano sicuri e credevano di averlo eliminato defini- tivamente, ecco la notizia, notizia che riempie di stupore e poi di gioia grande e sincera gli amici del risorto e riempie di sgomento e di livore e rabbia i suoi avversari i quali ricor- rono a vari mezzi: corruzione ed in- timidazione, per impedire la divulgazione della notizia; la notizia di un fatto ormai sicuro e constatato da molti. La vittoria di Cristo morto volontariamente per amore e glorio- samente risorto per la potenza divina poiché, essendo Egli vero Dio e vero uomo, ha il pieno potere di offrire la sua vita in riscatto per molti ed ha pure il potere di riprenderla di nuovo per la gloria del Padre e per segnare la sua supremazia su tutto e su tutti. Non è una vittoria come quella che molti personaggi della storia, nei vari tempi di essa, hanno riportato sui loro nemici e sugli eserciti avversari, quelle sono vittorie d’importanza più o meno grande, ma sempre momen- tanee, sempre limitate, ad un certo tempo o ad un determinato spazio, poi il succedersi continuo degli avve- nimenti le cancella e le fa dimenti- care. La vittoria, invece, riportata da Cristo sul potere delle tenebre e sulla morte ha una portata, un’estensione ed un’importanza universale, non ri- guarda soltanto le vicende di questo mondo, ma in essa tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo trovano vita, pace e salvezza nei secoli pre- senti e per l’eternità. Per avere un’idea della natura e della grandezza della vittoria di Cristo, idea sempre imperfetta perché le capacità della mente umana, essendo limitate, non possono comprendere appieno la grandezza dell’azione divina, l’uomo farà bene a leggere con attenzione e meditare con devozione ed amore i capitoli 5 e 6 della lettera dell’apo- stolo Paolo ai Romani ed il capitolo 15 della prima lettera alla comunità cristiana di Corinto del medesimo apostolo. Il mondo, prima di Cristo, si accorgeva della triste condizione in cui era caduto a causa del peccato. Dio, nella sua misericordia, per mezzo dei profeti, aveva promesso, agli uomini, la redenzione dal pec- cato e dalla morte. Dio non abban- dona mai l’uomo; l’uomo ha bisogno di credere in Dio e di stare unito a Lui con docilità, umiltà e fiducia, essendo Dio l’unica salvezza per l’uomo. Non c’è, infatti, altro nome all’infuori del nome di Gesù in cui sia concesso, agli uomini, di sperare ed avere la salvezza. Per aiutarci a comprendere ancora meglio gli effetti della vittoria di Gesù leggiamo insieme alcune frasi di un discorso di San Massimo vescovo di Torino, frasi che ripor- tiamo appresso: «La resurrezione di Cristo apre l’inferno. L’inferno, ora- mai spalancato, restituisce i morti, la terra rinnovata rifiorisce dei suoi ri- sorti, il cielo aperto accoglie quanti vi salgono. Anche il ladrone entra in Paradiso, mentre i corpi dei santi fanno il loro ingresso nella Santa Città. I morti ritornano tra i vivi; tutti gli elementi, in virtù della resurre- zione di Cristo, si levano a maggiore dignità. L’inferno restituisce al Para- diso quanti teneva prigionieri. La terra invia al cielo quanti nascondeva nelle sue viscere. Il cielo presenta al Signore tutti quelli che ospita. In virtù dell’unica ed identica passione del Signore l’anima risale dagli abissi, viene liberata dalla terra e col- locata nei cieli. La resurrezione di Cristo, infatti, è vita per i defunti, perdono per i peccatori, gloria per i santi. Il profeta David invita, perciò, ogni creatura a rallegrarsi per la re- surrezione di Cristo, esortando tutti a gioire nel giorno del Signore. La luce di Cristo è giorno senza notte, giorno che non conosce tramonto. Questo
giorno è il Figlio di Dio, Cristo, su cui il Padre, che è giorno senza prin- cipio, fa splendere il sole della sua di- vinità. Come, dunque, al giorno del cielo non segue la notte, così le tene- bre del peccato non possono far se- guito alla giustizia di Cristo. Il giorno del cielo, infatti, risplende in eterno, la sua luce abbagliante non può ve- nire sopraffatta da alcuna oscurità. Bene a ragione l’evangelista Gio- vanni dice: La luce brilla, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta (Giov. 1,5). Pertanto tutti dobbiamo ralle- grarci in questo santo giorno. Nes- suno deve sottrarsi alla letizia comune a motivo dei peccati che an- cora gravano sulla coscienza. nes- suno sia trattenuto dal partecipare alla preghiera comune. Sebbene pec- catore nessuno, in questo giorno, deve disperare del perdono».
Padre Agostino Bartolini
Tutta la comunità dei credenti, divenuta popolo sacerdotale, come ci rivela la prima lettera di S. Pietro ed il libro dell’Apocalisse, purificata dal sangue di Gesù Cristo e dall’acqua del battesimo, può oramai dialogare con Dio senza intermediari. I ministeri ecclesiali di cui alcuni consacrati dal sacramento dell’ordine costituiscono una funzione necessaria e permanente nella comunità, ma non danno privilegi, né si sostituiscono al popolo di Dio nell’esercizio del suo sacerdozio, prolungamento, come corpo, del sacerdozio di Cristo che ne è il capo. La Chiesa, sacramento visibile di salvezza, è il corpo mistico di Cristo. Segno sacramentale di questa regalità è l’assemblea dei suoi fedeli. Lo assicura, ripetutamente Egli stesso con le parole: “Dove sono due o più persone riunite nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Ed ancora, agli Apostolo presenti alla sua ascensione: “Sarò con voi fino alla fine dei secoli”. Il ritrovarsi insieme nel nome di Cristo attraverso i secoli ed in tutti i luoghi, annunziando la sua morte e proclamando la sua resurrezione nell’attesa della sua venuta, dona solidità all’assemblea, costituisce una comune testimonianza di fede e di amore reciproco; costituisce un anticipo della gioia e della gloria riserbata ai santi di Dio nell’assemblea definitiva in Paradiso. Consolidiamo l’impegno ad amare l’assemblea di cui, per grazia di Dio facciamo parte, ascoltando attentamente le parole che lo Spirito Santo rivolge alla Chiesa: “Fratelli, avendo piena fiducia di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che Egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la Casa di Dio, accostiamoci, con cuore sincero, nella pienezza della fede con il cuore purificato da ogni cattiva coscienza e con il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza perché è fedele colui che ha promesso. Cerchiamo di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci invece a vicenda, tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina”. (Ebrei 10, 19 – 25).Nelle parole del libro succitato abbiamo la viva testimonianza di una comunità di credenti unita dalla carità, dice il libro stesso: “Erano tutti un cuore solo ed un’anima sola”. Abbiamo l’esempio di un’assemblea che, sotto la guida degli Apostoli, partecipa alla liturgia della parola di Dio, alla liturgia della ed alla liturgia eucaristica. Ai cristiani di tutti i tempi e di tutti i luoghi fa bene, sotto ogni punto di vista, sentire il bisogno e realmente ritrovarsi insieme per aiutarsi vicendevolmente a vincere le molte difficoltà che si incontrano quotidianamente nel cammino sulle strade del mondo che insidiano pure interiormente la mente ed il cuore per animarsi alla fedeltà ed alla perseveranza. Siamo figli di Dio, membri della Sua famiglia, siamo fratelli fra di noi. Il comandamento nuovo che ci riguarda è l’amore scambievole. E’ logico allora che, se veramente ci amiamo, dobbiamo sentire la necessità di ritrovarsi insieme fra di noi perché questo ritrovarci nella comune fede e nella carità, ci dona la sicurezza che Cristo è con noi; siccome Egli è con noi nessuno e nulla può essere contro di noi. L’assemblea cristiana ha varie dimensioni. Soffermiamoci su tre di esse: escatologica, eucaristica e impegnativa. La liturgia celeste è prefigurata dalla liturgia terrena, noi partecipiamo, già pregustandola, quella celeste. Ci sentiamo uniti agli angeli ed ai santi nella contemplazione e nel godimento del volto di Dio e partecipiamo, con essi, al canto di gloria al Signore. L’assemblea liturgica, ed i singoli partecipanti, prendono piena coscienza del profondo legame esistente fra la liturgia terrena e quella celeste e si rendono testimoni ed interpreti dell’attesa della Chiesa intera, anelante alla piena e definitiva sua rivelazione nella Gerusalemme celeste. Concludiamo con qualche considerazione sull’assemblea impegnativa rimandando quella liturgica ed eucaristica ad una riflessione più attenta e profonda. Si tratta proprio di un impegno dell’assemblea, impegno veramente comunitario; un impegno di avvicinamento sempre più verso Dio mediante la pratica di una vita veramente santa e di una testimonianza di sincero interessamento per il bene e la salvezza di coloro che sono al di fuori. Il mandato di Cristo ai suoi Apostoli è molto esplicito: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Insegnando loro ad osservare tutte le cose che io ho comandato a voi. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. (Mt. 29,19).
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