Il Foglio Novembre 2018
Novembre 2018
FORZA, SAPIENZA E SPERANZA
di P. Agostino Bartolini
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Tornando alla meditazione sull’opera della redenzione, opera compiuta da Dio per mezzo di Gesù Cristo nell’amore dello Spirito Santo a favore della salvezza di tutti gli uomini, ci imbattiamo nella croce che è lo strumento scelto da Cristo quale mezzo del suo supremo sacrificio offerto al Padre. Certamente qui la parola «croce» non va intesa nel senso ristretto di strumento materiale di supplizio praticato dai popoli dell’antico Medio Oriente, e poi dai Romani, riguardo ai rei di alcuni delitti gravissimi, ma va inteso molto più ampiamente ed in modo particolare come l’insieme delle disposizioni interiori dell’uomo in completa sintonia con la disposizione divina, disposizione interiore, lo ripetiamo, che porta alla scelta ed all’accettazione di tutto ciò che si richiede al fine inteso, nell’amore, dalla Provvidenza Divina riguardo agli uomini, tutti gli uomini, che essa ama. Il significato del vocabolo «croce» lo dà
Gesù stesso nella risposta data da coloro che domandavano quali fossero le disposizioni da prendere e cosa dovessero fare per conseguire la perfezione e la vita eterna: “Prendi la tua croce ogni giorno e vieni dietro a me.” Pertanto nella parola croce, vanno incluse, nella loro concretezza pratica, la fede e la fiducia in Dio, l’umiltà, l’obbedienza, il sacrificio, la disponibilità, lo spirito di rinunzia e, sopra e prima di tutto, l’amore a Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e la perseveranza in questo amore. L’intelligenza umana rifugge dall’avvicinarsi a questo mistero, che è poi una realtà, rifugge dal pensarlo, dal meditarlo, molto più dall’amarlo e dall’accettarlo; l’uomo però, nel problema della sua salvezza eterna e per il cammino di perfezione, deve fare appello e ricorso alla volontà di Dio che è sempre volontà di amore e di salvezza. Certamente qui assistiamo, anche noi stessi, al contrasto fra la mente ed il modo di Dio e la mentalità e il modo dell’uomo. Tornano a proposito le parole profetiche: “Dice il Signore: quanto il cielo dista dalla terra, così le mie intenzioni e la mia volontà distano dalle vostre intenzioni e dalla vostra volontà.” Per averne un esempio pratico basta riascoltare, con attenzione ed amore, il discorso programmatico di Gesù, detto pure «discorso della montagna o delle beatitudini» (Mt. cap. 5-7). Gesù ritorna su questo argomento, spiegando ai suoi ascoltatori con le parole: “Gesù disse ancora: sono profondamente turbato. Che devo fare? Dire al Padre: fammi evitare questa prova? Ma è proprio per quest’ora che sono venuto. Padre glorifica il tuo nome!” Allora una voce disse dal cielo: “ L’ho glorificato e lo glorificherò ancora.” “Gesù rispose: quella voce non era per me, ma per voi. Ora incomincia il giudizio per questo mondo; ora il principe di questo mondo, il demonio, sta per essere gettato fuori. E quando sarò innalzato dalla terra, attirerò a me tutti gli uomini.” Gesù diceva:”Quando sarò innalzato” per fare capire che sarebbe morto su di una croce. La folla replicò: “la Bibbia dice che il Messia vivrà per sempre. Come mai dici ora che il Figlio dell’Uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’Uomo.” (Gv. 12,27-34). L’apostolo Pietro, ai numerosi ascoltatori presenti a Gerusalemme il giorno della Prima
Pentecoste proclama: “Uomini di Israele, ascoltate ciò che sto per dire: Gesù di Nazareth , questo uomo, secondo le decisioni ed il piano prestabilito da Dio, è stato messo nelle vostre mani e voi, con la complicità di uomini malvagi, lo avete ucciso inchiodandolo ad una croce. Ma Dio lo ha fatto risorgere, liberandolo dal potere della morte. Era impossibile, infatti, che Gesù rimanesse schiavo della morte. Tutto il popolo d’Israele deve quindi sa- perlo con certezza: questo Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha costituito signore e salvatore.” (Atti 2, 22-36) L’apostolo Paolo, venuto durante i suoi viaggi missionari a contatto con la mentalità e la cultura greca, ad Atene ed a Corinto, scrivendo poi alla comunità cristiana di questa ultima città esprime, in maniera forte e chiara, la diversità che vi è fra la sapienza e potenza del mondo e la sapienza e la potenza divina e riassume la sapienza e la potenza divina in Cristo crocifisso; ecco le sue parole: “Quando sono venuto fra di voi, fratelli, per farvi conoscere il messaggio di Dio, l’ho fatto con semplicità, senza sfoggio di parole piene di sapienza umana.. Avevo deciso, infatti, di non insegnarvi altro che Cristo, e Cristo crocifisso. Predicare la morte di Cristo in croce sembra una pazzia a quelli che vanno verso la perdizione, ma per noi, che Dio salva, è la potenza di Dio. Per quelli che Dio ha chiamati, sia provenienti dall’ebraismo o
dal mondo pagano, Cristo è potenza e sapienza di Dio. Perché la pazzia di Dio è più sapiente della sapienza degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini. Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non hanno importanza e sono disprezzati e considerati come se non esistessero, per distruggere quelli che pensano di valere qualcosa; così nessuno potrà vantarsi, davanti a Dio. Dio, però, ha unito voi a Cristo Gesù: Egli è per noi la sapienza che viene da Dio. Gesù Cristo ci
rende graditi a Dio, ci dona la possibilità di vivere per Lui e ci libera dal peccato.” (I^ Corinti) Per terminare la nostra meditazione su Cristo crocifisso, nostra salvezza, ascoltiamo: “Se uno cade in peccato, possiamo contare su Gesù Cristo, il giusto. Egli è nostro difensore accanto al Padre; Egli si è sacrificato per farci avere il perdono dei nostri peccati e non solo soltanto dei nostri, ma anche di quelli del mondo intero.” (I^ Giov. 2, 1-2).
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