Sulle orme della prima comunità di Gerusalemme

0
Condivisioni
WhatsApp Telegram

 PREGHIERA E VITA DI INSIEME

 

“Essi erano assidui alla predicazione

degli apostoli, alle riunioni comuni,

alla frazione del pane ed alle preghiere” (Atti 2,48)

Come spesso il Padre ricordava, il movimento “La Famiglia” deve sempre ispirarsi alla prima comunità di Gerusalemme. Avendo nel cuore questo desiderio, ha da sempre spinto perché fossimo come una cosa sola, uniti nella preghiera, lieti  e gioiosi nei momenti di fraternità e convivialità.

Dalle parole di Padre Agostino: ”

Dopo la riunione e la conversazione, dopo il lavoro, dopo il viaggio, dopo lo studio, dopo lo svolgimento della preghiera comunitaria, dopo la partecipazione alla liturgia, ci saremmo sentiti a disagio, se non avessimo preso insieme qualcosa da mangiare e da bere, anche un solo biscotto per ciascuno, con un bicchierino di vino o una tazzina di caffè o di tè o di qualsiasi altra cosa. Non ci sono mai piaciute le feste, le riunioni, i ritrovi, le manifestazioni di qualsiasi genere e dimensione dove i partecipanti non vedono l’ora che tutto sia finito, per andarsene ciascuno per conto suo, senza sentire il bisogno e senza avvertire l’utilità e la bellezza di consumare insieme il dono della Provvidenza divina, per completare l’avvenimento e per testimoniare ulteriormente, anche in questo modo, che ci si trova bene insieme, che ci si vuole bene, e che siamo tutti fratelli. A questo proposito ritengo opportuno riferire un fatto accaduto a Campi Bisenzio in casa di Amata di Gesù una sera a cena, subito dopo la morte di Carolina, la madre della Carmen. Ricordo bene, eravamo in quattro in cucina, attorno al tavolo: io, padre Agostino, un fratello, Amata e la Carmen; ad un certo momento della cena, Amata, in piedi, rimane come assorta, sembra che guardi lontano.

Dopo un po’ si riprende, si stropiccia gli occhi, e alla domanda della Carmen di cosa le sia accaduto, risponde di aver veduto davanti a sé una tavola tanto lunga da non poterne vedere la fine, una tavola apparecchiata, piena di commensali, alcuni dei quali essa aveva riconosciuto, ma la stragrande maggioranza non conosceva, ma che si sentiva di amare come se fossero tutti gente di casa sua, suoi familiari. La visione di Amata in quella sera per me è una profezia di quanto già stava accadendo, e che si sarebbe verificato nel tempo futuro in tanti modi e in tanti tempi. A Bagno a Ripoli in casa Cecchi, a Prato in casa Gelli, a Cafaggio in casa Guazzini, a Coiano in casa Santanni, a Montemurlo in casa Bessi: furono i primi luoghi di ritrovo, di riunione e di intrattenimento. La Provvidenza divina, devo riconoscerlo, per essere sincero, più volte è venuta in aiuto alle necessità del momento, ed abbiamo assistito alla moltiplicazione del pane e del companatico, ed alla trasformazione dell’acqua e della morchia in vino buono e olio di qualità.”

La prassi è continuata, ormai è tradizione, in famiglia, di concludere ogni raduno, riunione, ritrovo con la consumazione comunitaria del dono della Provvidenza, che non è mai mancato. Al momento attuale, la cosa continua, crescendo e perfezionandosi, nel numero e nel modo; ogni mattina al convento di S. Lucia alla Castellina, ogni pomeriggio o sera dopo la recita dei salmi, dopo la partecipazione comunitaria alla S. Liturgia, che sia tempo bello o brutto, che sia freddo o caldo, che siamo dieci persone sole o che siamo più di mille, ci si intrattiene nel cortile, all’aperto o al coperto, a prendere qualcosa tutti insieme in letizia, per completare la conversazione, e sentirci tutti un cuor solo e un’anima sola.

Ancora Padre Agostino: “Avvertiamo bene l’amore del Padre Celeste e la presenza di Cristo in mezzo a noi, senza un intervento dello Spirito Santo, che è Spirito di comunità e di unione, certe cose sono umanamente incomprensibili e impossibili, cose che all’occhio ed alla considerazione della logica umana sono assurde, sono fanatismo, sono settarismo e sono esagerazioni, per noi invece sono una cosa bella, sono un’esigenza dell’anima, sono il bisogno del cuore, sono la risposta ad un richiamo profonda che ci invita e ci spinge a ritrovarci e a trattenerci insieme. È cosa bella quando ci ritroviamo insieme alla S. Messa, alla conversazione, al dono della Provvidenza, fratelli e sorelle, piccoli e grandi, senza alcuna distinzione, gente che sale da Firenze, che viene da Prato, da Pistoia, da Pontedera, da Pisa, da Certaldo, dal Chianti, dal Casentino, dal Valdarno alla chiesa del convento di S. Lucia alla Castellina, e dopo ci ritroviamo nel cortile dei tigli, o in una sala adiacente. Fin dal principio e per molti anni dopo, questo nostro modo di fare attirò tante disapprovazioni e tante critiche, da parte del clero e dei laici, ma siamo sempre andati avanti restando uniti, senza lasciarsi influenzare o condizionare dalle opinioni e dalle parole altrui. Il segno profetico, la voce profetica a volte splende e risuona nel deserto, è invisa e sgradita a molti; chi ci deve giudicare è Dio, e guai a voi quando tutti diranno bene di voi, se volessi piacere agli uomini non sarei amico di Cristo. Ognuno faccia la sua strada, compia la sua azione secondo la natura, secondo la misura della Grazia di Cristo nella piena docilità e disponibilità all’azione dello Spirito Santo che ci è stato dato”.

ESEMPIO E ACCOGLIENZA

Concludiamo con questo pensiero, che spiega benissimo il pensiero del Padre sull’esempio che l’appartenente a “La Famiglia”, da seguace di Cristo deve dare:

“In anni passati era tradizione, al convento di S. Lucia alla Castellina, accendere nel piazzale esterno un bel fuoco. L’accensione del fuoco nel cortile del Convento, oltre allo scopo immediato di offrire un ristoro alle persone che vengono qui nella stagione rigida e desiderano trattenersi insieme dopo aver partecipato allo svolgimento della sacra Liturgia nella chiesa del convento, ha pure il significato della fede e dell’amore, delle cui virtù il convento e la Famiglia si prefiggono di essere centro di attrazione e centro di irradiazione.

Le persone che dalle molte parti della regione e dal di fuori arrivano qui devono, perché ne hanno il diritto, ricevere la luce, la fede, al verità, la speranza e l’amore, la vita, la forza e la pace, l’aiuto ad andare avanti, l’incontro, l’intesa reciproca; per i presenti è una festa, una gioia, dal volto della gente illuminato dalla fiamma viva traspare la soddisfazione di ritrovarsi in tanti, la letizia interiore».